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Ars, stop agli aumenti Istat per i deputati: congelati gli 860 euro mensili dello «scandalo»

Passa la norma all’Ars, niente più indicizzazione per 4 anni e mezzo. Il presidente Galvagno: avevo preso l’impegno di farla votare alla prima occasione utile

Il presidente dell'Ars Galvagno

Il blitz è arrivato quasi in sordina. Senza troppi clamori. Ma questa volta per mantenere un impegno che cinque mesi fa s’era assunto in prima persona il presidente dell’Assemblea regionale Siciliana Gaetano Galvagno (FdI) nel pieno delle proteste esplose fuori dal Palazzo: sterilizzare alla prima occasione utile gli aumenti dello «scandalo», 860 euro al mese in più per ognuno dei 70 deputati scattati a inizio anno per effetto dell’adeguamento Istat al tasso d’inflazione, pari all’8,1% nel 2022.

Il veicolo utilizzato dall’Ars per tentare di riconciliarsi con un pezzo di opinione pubblica sconcertata per quegli aumenti è stata la manovra bis votata oggi in aula. Al testo è stato approvato un emendamento che neutralizza l’adeguamento Istat sino a fine legislatura. Poi si vedrà. «Avevo preso l’impegno di fare votare questa norma non appena possibile, l’abbiamo fatto senza i riflettori addosso e senza pressione mediatica. Era un atto dovuto», dice il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno.

A febbraio scorso gli onorevoli erano finiti nel ciclone delle polemiche: una nota tecnica al bilancio interno del Parlamento aveva messo nero su bianco che la spesa per le indennità dei deputati quest’anno era aumentata di 750 mila euro per via del caro vita.
L’indicizzazione Istat per i parlamentari è contenuta nell’articolo 2 della legge regionale del 4 gennaio del 2014, con cui l’Ars ha recepito il decreto Monti sulla spending review.

Ma per otto anni quasi nessuno se n’è accorto, essendo l’inflazione sotto controllo e dunque con incrementi inconsistenti. Col caro bollette di gas e luce che appesantiva i conti delle famiglie, la notizia degli 860 euro al mese in più per i deputati aveva creato tanto clamore.
Alcuni deputati avevano scelto di dare in beneficenza il surplus Istat, altri avevano provato invano a rinunciarci senza esito, qualcuno invece li difendeva perché un diritto riconosciuto ai lavoratori.

A gettare altra legna sul fuoco c’aveva pensato la maggioranza trasversale che in aula, con voto segreto, il 10 febbraio aveva respinto un emendamento alla legge di stabilità regionale col quale s’intendeva abrogare la norma del 2014. Seguirono altri giorni di fuoco per gli onorevoli, mentre il presidente Galvagno incaricava gli uffici dell’Assemblea di studiare il modo con cui potere intervenire.
A fari spenti, oggi è arrivata la svolta: niente più aumenti Istat, almeno per i prossimi 4 anni e mezzo.

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