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Ars, sui fondi a Taormina esplode la maggioranza

Un emendamento che avrebbe assegnato al Comune 300 mila euro come bonus incassi del Teatro antico stoppato. De Luca furioso. L'opposizione: il governo Schifani è già alla frutta

Schifani e Galvagno

Il corto circuito che rischia di far esplodere la maggioranza e il governo è avvenuto quando l’Ars aveva da poco approvato la norma che avvia la stabilizzazione dei Pip di Palermo. Il centrodestra, aveva iniziato a incassare le norme a sé più favorevoli e i deputati si dicevano pronti a un rush finale a colpi di voto. Poi però, intorno a mezzanotte, fra i banchi di Sala d’Ercole è iniziato a circolare un emendamento che avrebbe assegnato al Comune di Taormina 300 mila euro.

È la risposta di una parte della maggioranza alle proteste che il neo sindaco della cittadina, Cateno De Luca, ha rumorosamente avviato da giorni per ottenere una diversa ripartizione degli incassi dei biglietti degli spettacoli al Teatro Antico. Proteste accompagnate dalla minaccia di chiudere i cancelli e far fallire le iniziative.

Secondo Radio Ars, l’emendamento era frutto di un tentativo di mediazione con De Luca portato avanti dal presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Una manovra che l’assessore all’Economia, Marco Falcone, avrebbe condiviso.

Ma quando l’emendamento è arrivato in mano a Schifani è scoppiata la bufera. Il presidente ha detto di non aver intenzione di cedere ai ricatti di De Luca. Ha imposto all’assessore di non sottoscrivere l’emendamento. A quel punto il provvedimento è rimasto senza un «padre», visto che la presidenza dell’Ars non voleva intestarselo.

Schifani ha fiutato l’aria di agguato parlamentare e avrebbe minacciato le dimissioni se fosse stato comunque esaminato dal Parlamento, per di più col voto segreto. A quel punto tutto si è bloccato.
Anche la votazione delle ultime norme della Finanziaria bis, poi rinviate alla prossima settimana in un clima di enorme tensione sottolineato dalle opposizioni.
Pd e grillini hanno raccontato tutto di buon mattino, firmando un comunicato insieme: «Se questo della manovrina-bis doveva essere un banco di prova per testare lo stato di salute della maggioranza, per Schifani e i suoi non ci sono certo buone notizie e le prospettive per questo governo sono tutt'altro che rosee. Questo governo sembra già alla frutta» hanno detto i capigruppo del M5S all'Ars Antonio De Luca e del Pd Michele Catanzaro.

«Abbiamo assistito – dicono - ad una maggioranza spaccata e in crisi di nervi, con grandi frizioni sugli emendamenti aggiuntivi e con il presidente della Regione che è arrivato addirittura a minacciare le dimissioni. Si è creato un clima tale che non ha consentito al governo di portare a casa la manovra con il voto finale, che è stato rimandato alla prossima settimana. È la prova che la coesione dei partiti che sostengono Schifani è in continuo deterioramento, e non abbiamo ancora completato il primo anno di legislatura».

Anche De Luca, nel suo stile, ha sottolineato la notte di tensioni. Lo ha fatto con un violento (e non riportabile) post su Facebook carico di accuse e offese al presidente della Regione. E lo ha ribadito con un più modesto comunicato indirizzato alle redazioni: «Ieri in aula per la discussione sul ddl collegato si è consumata una delle peggiori pagine politiche della Regione Siciliana. Pur di ammazzare politicamente De Luca e bloccare l’emendamento alla manovra in discussione nel Parlamento regionale che prevede per i Comuni dove ricadono parchi e siti archeologici in cui si organizzano grandi eventi un ristoro economico del 10-20% sul totale dei biglietti venduti per coprire le spese del decoro urbano, il presidente Renato Schifani ha minacciato le dimissioni nel caso in cui l’aula avesse approvato la proposta presentata. Voglio ringraziare il presidente dell’Assemblea Gaetano Galvagno per la correttezza istituzionale che ha manifestato non cedendo al ricatto di Schifani. Resta però inaccettabile che per un capriccio di Schifani, per la sua acredine nei miei confronti, non si abbia l’onestà intellettuale di riconoscere la bontà di una norma che non riguarda solo Taormina ma tutti i Comuni siciliani dove ricadono parchi e siti archeologici e addirittura si preferisca bloccare l’intero disegno di legge piuttosto che dare ragione a De Luca».

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