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Il futuro di Forza Italia: filo diretto Marina Berlusconi-Tajani, Marta Fascina senza un ruolo

I rappresentanti dei due gruppi contrapposti a pranzo nello stesso ristorante, ma in tavoli diversi. I figli del Cavaliere continueranno a sostenere la creatura politica del padre

Antonio Tajani con alcuni suoi fedelissimi in una sala interna, Licia Ronzulli con altri azzurri nella veranda fuori: tutti a pranzo «per caso» nello stesso ristorante, ma a tavoli diversi, fino al momento del caffè, bevuto tutti insieme. Quanto avvenuto poco più tardi della prima conferenza stampa dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, riassume un po’ il momento di Forza Italia, dove si proclama la necessità di stare uniti, con la consapevolezza che i due principali fronti interni devono piano piano riavvicinarsi. E in mezzo c’è la variabile rappresentata da Marta Fascina, da oggi un po’ meno un’incognita.

«Marta Fascina è un deputato ed è la compagna di vita di Silvio Berlusconi, non c’è bisogno di ritagliare spazi formali», la risposta di Tajani, una delle più attese nella conferenza stampa di mezzogiorno nella sede del partito. «Lei non aveva alcuna pretesa», assicura chi nelle ultime ore ha visto da vicino il «grande dolore» della trentatreenne fidanzata per la morte del Cavaliere. Ad ogni modo, chi negli ultimi mesi ha vissuto con insofferenza l’ascesa di Fascina, è stato tranquillizzato dalle parole di Tajani. E quello stesso fronte ora si aspetta un maggiore riconoscimento, ad esempio attraverso il coinvolgimento sui territori, nelle nomine delle commissioni bicamerali, e nella spinta per una partecipazione da protagonisti nel governi.

Non sono richieste, ma è lo spirito con cui il gruppo azzurro considerato più vicino a Ronzulli è pronto a sostenere la guida di Tajani. Al fianco del vicepremier con la volontà di collaborare anche i dirigenti vicini a Fascina, come il coordinatore lombardo Alessandro Sorte, il coordinatore dei giovani azzurri Stefano Benigni e il sottosegretario Tullio Ferrante. Fra i pochi parlamentari alla conferenza nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina, la loro assenza è stata notata, anche con una certa malizia, da qualche collega di partito. Ma - è la replica - semplicemente la presenza dei coordinatori non era prevista.

A luglio il Consiglio nazionale eleggerà Tajani presidente pro-tempore. Intanto, la prima investitura è arrivata dagli eredi di Berlusconi. In mattinata il coordinatore nazionale ha ricevuto diverse telefonate da Marina Berlusconi. Poi in conferenza stampa ha scandito il senso del messaggio affidatogli dalla primogenita del leader: la famiglia, è il succo, continuerà a sostenere la creatura politica del padre. Non è detto che un altro Berlusconi scenda in campo, anche se resta sullo sfondo l’ipotesi che Paolo si candidi a Monza nel seggio che fu del fratello. Di certo, la famiglia garantirà ancora il sostegno economico al partito. Come raccontano in ambienti azzurri, l’orizzonte dell’impegno, per ora, sono le Europee, con l’obiettivo di superare la soglia di sbarramento del 4% pena il rischio di scomparire dalla mappa. Uno scenario che fa decisamente paura fra gli azzurri.

Il piano della famiglia, spiegano le stesse fonti, è accompagnato da uno schema di azione già delineato: Marina Berlusconi e Fedele Confalonieri hanno un canale diretto con Giorgia Meloni, che potrebbe diventare particolarmente caldo se e quando Vivendi dovesse provare a stringere su Mfe-Mediaset. Sul fronte politico, resta invece cruciale il ruolo di Gianni Letta, che con la premier ha già avuto intensi confronti dopo la scomparsa di Berlusconi.

L’obiettivo condiviso fra Meloni, Letta e Tajani è tenere serrate le file azzurre. Dopo il rimbalzo positivo nei sondaggi di questi giorni, i consensi saranno valutati con attenzione dopo l’estate. Anche dai vertici di FdI. L’andamento potrebbe influenzare la strategia meloniana. Anche se intanto dal Ppe escludono la possibilità che Fratelli d’Italia entri nel gruppo dei Popolari europei prima delle elezioni per l’Europarlamento in programma fra un anno. Una prova elettorale che, sottolineano dal Ppe, «si vincerà al centro, non rincorrendo gli estremismi».

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