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Appalti per la Sanità in Sicilia bloccati: pioggia di perizie di variante

L'interno di un ospedale in una foto d'archivio

Il potenziamento del pronto soccorso del Policlinico di Messina doveva costare 3 milioni e 835 mila euro. Ma l’ultima perizia di variante obbliga la Regione a raddoppiare il budget: ora servono 6.640.880 euro, non uno di meno altrimenti l’inaugurazione non ci sarà mai. L’appalto in riva allo Stretto è la fotografia più nitida non solo dei ritardi ma anche della lievitazione dei costi che stanno intralciando la realizzazione dei progetti che dovevano servire a fronteggiare la terza ondata di Covid, prevista nel 2021, e che a pandemia già finita risultano ancora lontani dal traguardo.
E si potrebbe andare avanti descrivendo lo stesso trend per la maggior parte delle 49 opere avviate di un piano che al momento della sua approvazione contava 75 progetti e un budget di 237 milioni, 101 dei quali messi sul tavolo dal vecchio governo Musumeci. Il resto arriva da Roma.

Eppure a tre anni dall’avvio del piano e dalla erogazione dei primi 98,6 milioni statali solo 24 opere hanno visto il traguardo portando nel sistema sanitario pubblico 189 nuovi posti letto. Altre 25 sono in corso di realizzazione ma la loro conclusione a questo punto è legata al destino delle 26 opere (per lo più nuovi pronto soccorso) rimaste finora al palo. Queste ultime valgono 100 milioni, cioè la somma stanziata dalla giunta che la struttura commissariale chiamata a gestirla non ha finora utilizzato.

Tra le opere ferme il nuovo pronto soccorso e le terapie intensive al Cto di Villa Sofia a Palermo che da soli valgono 22 milioni, il nuovo pronto soccorso dell’ospedale dei Bambini sempre a Palermo e le aree di emergenza di Marsala, Ragusa, Avola, Milazzo.

Un servizio completo di Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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