Dopo uno scontro fratricida iniziato già pochi giorni dopo la vittoria alle Regionali, il ribaltone in Forza Italia ha preso forma sabato mattina. Berlusconi ha prima sentito Schifani, poi Micciché e nel pomeriggio ha deciso il cambio al vertice. Convinto, l'ex premier, che rinviare un suo intervento nella faida apertasi nell'ultimo granaio elettorale avrebbe messo a rischio la presentazione delle liste alle Amministrative del 28 maggio in 129 Comuni.
Così ad Arcore hanno accettato la proposta da giorni fatta arrivare dall'area che si riconosce in Schifani e che rappresenta ormai oltre il 90%: affidare il partito a Marcello Caruso, braccio destro del presidente, e avviare una ricostruzione provincia per provincia.
I dettagli sono stati cruciali. Per la prima volta dal ‘94 Berlusconi non ha scelto Miccichè: l'ormai ex coordinatore era stato più volte attaccato in questi 29 anni ma era rimasto saldamente al comando proprio perché mai il fuoco amico aveva trovato la sponda di Berlusconi. Che sabato ha poi chiesto un low profile a Schifani e agli altri big: «Su GIanfranco non si deve infierire» è stato il monito. E non a caso non ci sono state note contro l'ex coordinatore né manifestazioni di esultanza degli schifaniani.
Un servizio di Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
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