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Due milioni di italiani senza un medico di famiglia: pressing per nuovi bandi

Sono due milioni gli italiani senza un medico di famiglia: a causa di pensionamenti e dimissioni, infatti, i medici di base stanno diventando sempre più una «specie rara». Eppure, se fosse pubblicato il bando per il corso 2023-26 di medicina generale - già in ritardo di un anno - i nuovi medici in formazione potrebbero sopperire alle mancanze e per questo è partita una mobilitazione dei medici di base. Ma il problema della carenza di camici bianchi parte dalla programmazione, ovvero dagli accessi universitari alle Facoltà di Medicina ritenuti sottostimati e rispetto ai quali il ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, ha annunciato un ampliamento.

Contro la carenza di medici, dunque, bisogna innanzitutto intervenire sull'Università. Entro aprile, ha spiegato Bernini, «si deciderà di ampliare il margine di ingresso a Medicina. Sarà allargato non solo il margine di ingresso ma anche il collo di bottiglia delle specializzazioni. Ma teniamo presente che i nuovi iscritti saranno medici tra 7-8 anni. E dobbiamo anche ragionare in una prospettiva di mercato».

La formazione terrà dunque conto, ha chiarito, «dei nuovi percorsi e delle nuove specializzazioni come l’ingegneria biomedica e la robotica». È stato previsto, ha inoltre reso noto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, «un primo aumento per le iscrizioni alle Facoltà di Medicina di circa 600 unità, ma ad aprile in Conferenza Stato Regioni verranno determinati i fabbisogni più specifici». Giudica positivamente la misura il presidente della Federazione degli ordini dei medici Filippo Anelli, il quale chiede però che la programmazione leghi ingressi, specializzazioni e mercato del lavoro. Critico, invece, il sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed, che ribadisce la sua ferma contrarietà all’abolizione del numero chiuso alla Facoltà di Medicina che «non deve essere superato bensì programmato». Intanto, è emergenza negli studi dei medici di base.

La pubblicazione del bando di concorso per la Medicina generale, spiega la responsabile Formazione della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) Erika Schembri, «è prevista secondo legge entro il 28 febbraio dello stesso anno, ma a causa di continui posticipi siamo arrivati ad un ritardo di oltre un anno. Vista l’attuale situazione di carenza di medici del territorio non è più pensabile continuare a giustificare questa latenza, per cui abbiamo chiesto a tutte le Regioni di comunicare al più presto i fabbisogni necessari al Ministero della Salute per poter comunicare la ripartizione dei finanziamenti e dunque dare il via libera per l’emanazione dei bandi regionali». In questo modo, sottolinea, «sarebbero disponibili quasi 3000 nuovi medici in formazione, pronti da subito ad assumere incarichi convenzionali durante il corso come previsto dalla formazione lavoro».

Infatti, attualmente i medici di base in servizio sono circa 40 mila ma ne mancherebbero alcune migliaia. Il nuovo bando, rileva Schembri all’Ansa, «con un finanziamento aggiuntivo di 5 milioni in legge di Bilancio, dovrebbe prevedere 3 mila posti, rispetto ai 2800 dell’ultimo. Una boccata d’ossigeno con medici in formazione che potrebbero essere da subito impiegati negli studi, ma anche al 118». Da qui il pressing alle Regioni con l’invio di solleciti via pec agli assessorati alla Sanità, e se non ci sarà uno sblocco i medici annunciano manifestazioni. Se la situazione negli studi appare critica, anche negli ospedali le carenze di medici si stanno aggravando ed il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annuncia prossime misure. A partire dai medici «gettonisti». «È allucinante - afferma - che in uno stesso ospedale ci sia chi percepisca il triplo di chi è assunto. Interverremo con provvedimenti legislativi. Quello che vediamo è il risultato di una politica che negli anni ha fatto ammettere troppi pochi studenti ai corsi di laurea in Medicina». Accanto a ciò, «dobbiamo rendere più attrattive alcune specialità come la medicina di emergenza e il pronto soccorso. Abbiamo un tavolo al ministero». E poi «mancano, più dei medici, gli infermieri. È un’emergenza - conclude - su cui stiamo lavorando».

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