Lunedì 25 Novembre 2024

L'aumento Istat? Vale solo per i politici. Ai regionali niente adeguamenti

I 70 deputati regionali si sono concessi l’adeguamento Istat, che vale un 10% in più in busta paga. E di fronte alle polemiche che hanno travolto il Palazzo nei giorni di votazione della manovra si sono difesi segnalando che il recupero dell’inflazione è una prerogativa di cui beneficiano tutti i contratti pubblici. Anche se proprio ai dipendenti regionali non è stata concessa. Agli 11 mila in servizio negli assessorati la Finanziaria approvata nelle stesse ore riconosce solo l’una tantum prevista dallo Stato, che vale appena l’1,5% in più in busta paga. È il day after del varo della Finanziaria, quello in cui negli uffici della Regione si sono fatti i calcoli definitivi sulle misure approvate. E viene fuori che per gli aumenti ai dipendenti regionali c’è una norma simile a quella che è valsa ai deputati un incremento in busta paga di circa 900 euro lordi al mese (10.700 all’anno). Questo articolo stanzia 7.278.637 euro per chi è in servizio negli assessorati. E, con una serie di rimandi a norme statali, esclude però proprio l’adeguamento degli stipendi all’indice Istat sul costo della vita. Ciò che viene concesso è molto diverso e vale di meno. Funziona così. La quota principale del budget assegnato ai regionali è di 4.595.457 euro e serve ad applicare un bonus che si chiama non a caso «una tantum» dell’1,5% che è stata riconosciuta agli statali con la legge di Stabilità della Meloni. Quanto vale questa quota? Negli uffici della Regione ieri hanno fatto i conti e hanno calcolato che si oscilla fra i 20 e i 60 euro al mese a seconda della fascia di appartenenza. Cifre molto distanti da quelle che l’inflazione ha eroso dal valore degli stipendi. C’è una seconda voce del budget che la Finanziaria appena approvata ha destinato ai regionali, e vale 2.684.180 euro. Con questo budget viene riconosciuta l’indennità di vacanza contrattuale, visto che manca almeno un rinnovo: in questo caso l’aumento in busta paga sarà mediamente intorno ai 20 euro, ovviamente un po’ meno per le categorie basse e un po’ di più per chi è in C e D. Sommando le due voci, il massimo che un dipendente regionale potrà ricevere in più in busta paga non dovrebbe comunque toccare o superare i 100 euro. Ieri l’assessore all’Economia, Marco Falcone, ha ricordato che «in una legge che stiamo già preparando verranno stanziate le somme per le progressioni di carriera delle fasce basse, A e B». Una chance per chi ha qualifiche basse di fare un salto in avanti e vedere crescere lo stipendio. In realtà la Regione ha anche un tesoretto di una cinquantina di milioni stanziati nel 2022 per il rinnovo del contratto, ed è questa la mission dell’avvocato Accursio Gallo a cui la giunta, il giorno dopo il varo della Finanziaria, ha prolungato di 6 mesi l’incarico alla guida dell’Aran (l’Agenzia per la contrattazione nella pubblica amministrazione). Ma pure a rinnovo avvenuto gli aumenti saranno fra gli 80 e i 120 euro e ingloberanno le due voci appena riconosciute. Anche i 17 mila forestali hanno ricevuto dalla Finanziaria 22,5 milioni per recepire una parte del contratto nazionale che porterà aumenti. Ma anche in questo caso le cifre sono lontanissime dal semplice adeguamento Istat dei deputati: per i forestali si parla di un centinaio di euro al mese. Durante il dibattito all’Ars sulla norma che avrebbe dovuto cancellare l’adeguamento Istat per i 70 onorevoli in molti hanno preso la parola sostenendo che è una possibilità prevista dai contratti collettivi di lavoro. Lo hanno detto Antonello Cracolici del Pd e anche il coordinatore di Forza Italia Gianfranco Micciché. È così che la bocciatura degli aumenti è stata evitata col voto segreto intorno alle 4 e 30 del mattino. È rimasta in piedi una norma che agli inquilini di Sala d’Ercole riconoscerà aumenti anche l’anno prossimo. Il meccanismo è infatti assicurato da un articolo della legge che nel 2014 doveva servire a ridurre gli stipendi dai circa 14 mila euro al mese dell’epoca agli 11.100 attuali. Quell’articolo prevede appunto l’adeguamento automatico delle buste paga all’indice Istat sull’inflazione. Negli anni scorsi era stato meno sensibile, quest’anno con l’inflazione galoppante l’aumento costerà alle casse pubbliche 750 mila euro. E ciò malgrado il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno non escluda di riproporre la norma per la cancellazione. Anche se il deputato del Pd Nello Dipasquale suggerisce un’altra soluzione: «I deputati rinuncino all’aumento, come ho fatto il 7 febbraio io con una nota agli uffici dell’Ars».

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