Il boom di casi Covid in Cina spaventa il mondo, e anche l’Italia adotta misure precauzionali per evitare un’ondata di ritorno. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, dopo una valutazione con gli esperti, ha reintrodotto l’obbligo di tampone per i passeggeri dei voli provenienti dalla Cina, mentre i test già vengono effettuati a Malpensa (dove nei primi voli testati la percentuale di positivi è enorme, oltre il 50%) e ripartiranno anche a Fiumicino. «La sorveglianza e la prevenzione attraverso il sequenziamento - ha sottolineato Schillaci - sono fondamentali per individuare con tempestività eventuali nuove varianti che possano destare preoccupazione e che, al momento, non risultano in circolazione in Italia». Anche per questo il ministro «ha raccomandato il sequenziamento di tutte le varianti che possono emergere dai tamponi».
Il timore che i milioni di casi cinesi possano, di replicazione in replicazione, innescare la nascita di nuove varianti e quindi, potenzialmente, farci tornare di fatto al punto di partenza, è condiviso dai virologi: «Io non credo che dalla Cina arriverà una variante del Covid più letale di Omicron - spiega Matteo Bassetti all’Agi - anche se la certezza non esiste, ma potrebbe arrivarne una più resistente ai vaccini. Se dovesse arrivare una nuova variante non più letale, ma con un meccanismo di escape, troverebbe ad oggi il 60% di popolazione anziana, parlo di over 65 e fragili, che non ha fatto il richiamo recentemente e questo potrebbe essere un problema serio». Secondo Fabrizio Pregliasco «bisogna essere vigili e proattivi: non bastano solamente i test a Milano-Malpensa, ma serve una iniziativa a livello europeo e internazionale, perchè un potenziale rischio in presenza di così tanta casistica - contagi incontrollati su un miliardo e mezzo di persone - è di avere altre varianti, non solo Omicron».
Dello stesso avviso Francesco Vaia, direttore dell’istituto Spallanzani, secondo cui bisogna puntare «sul potenziamento della sorveglianza mediante test antigenici per chi proviene in particolare dalla Cina e caratterizzazione molecolare con analisi di sequenza nei casi positivi. Sarebbe meglio se il coordinamento dei tamponi di sorveglianza avvenisse a livello europeo. Un intervento di questo tipo servirebbe a monitorare la comparsa ed intercettare precocemente l’arrivo di nuove varianti, sia come nuove evoluzioni di Omicron che come nuove varianti diverse da Omicron, e a predisporre eventuali misure quarantenarie selettive». Meno pessimista Andrea Crisanti, interpellato dall’AGI, secondo cui l’iper circolazione virale in corso in Cina «aumenta la possibilità che possano svilupparsi varianti nuove, ma speriamo ciò non accada. Probabilmente queste non saranno capaci di bucare i nostri vaccini, perchè il virus lì - dove i vaccinati sono pochi e la popolazione è naive - trova davanti e non ha bisogno di variare aggirando la protezione».
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