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Da dieci giorni niente ong in mare, ma le tragedie continuano: l'Italia guarda all'Ue

La Humanity 1

Il mare senza navi ong da dieci giorni non ha fermato le partenze di migranti: si contano circa 4.000 sbarchi in questo periodo e ieri mattina l’ennesima tragedia: 4 morti e due dispersi durante un intervento di soccorso in area sar algerina. E mentre alcune delle imbarcazioni umanitarie si preparano a tornare in zona, il Governo è pronto a mettere sul tavolo la sua proposta al Consiglio straordinario dei ministri dell’Interno in programma a Bruxelles venerdì prossimo (25 novembre): rafforzamento dei canali di ingresso legali, un piano per l’Africa che premi i Paesi più attivi nel fermare i flussi migratori e nell’accettare i rimpatri, una reale solidarietà europea con la redistribuzione di chi arriva nei Paesi di primo approdo, la regolamentazione degli interventi delle ong nel Mediterraneo.

La Commissione europea, da parte sua, sta lavorando al nuovo Piano d’azione sul tema che potrebbe arrivare a giorni e che dovrà però anche tener conto - è stato sottolineato dalla presidenza ceca di turno dell’Unione - del rischio di un 'esodò da Est, dall’Ucraina ridotta al freddo dai bombardamenti russi. La partita europea si annuncia dunque complicata, anche se il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato di «segnali positivi», dopo il vertice G7 di giovedì scorso in Germania. E la Francia - nonostante gli attacchi degli ultimi giorni per il caso Ocean Viking - potrebbe diventare un’insperata alleata nella richiesta di mettere paletti precisi ai soccorsi della navi umanitarie.

La gestione dell’imbarcazione di Sos Mediterranee ha infatti attirato dure critiche della destra all’Eliseo, che ora vuole evitare il ripetersi di nuovi viaggi dal Canale di Sicilia - diventato poco ospitale con il Governo Meloni - verso le coste francesi. Piantedosi metterà sul tavolo la richiesta di una stretta, con il riconoscimento della responsabilità degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania in maggioranza) perché nessuna Convenzione internazionale, ha detto nella sua informativa alle Camere, stabilisce che «l'Italia debba farsi carico di tutti i migranti che vengono portati nelle nostre acque territoriali da assetti navali privati, perfettamente funzionanti, ben attrezzati e, quindi, senza problemi sotto il profilo della sicurezza della navigazione».

Al di là delle navi ong, l’Italia - insieme a Grecia, Malta e Cipro che hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta lo scorso 12 novembre - chiede il «burden sharing», la condivisione degli oneri tra i tutti i Paesi Ue, per quanto riguarda le persone salvate in mare. L'attuale meccanismo volontario di solidarietà è infatti «del tutto insoddisfacente» per l’Italia che ha fruito finora del trasferimento di sole 117 persone. Si vedrà se l’asse dei 4 Paesi Mediterranei incontrerà consensi. Di certo, non sarà facile ammorbidire le posizioni del gruppo Visegrad, alle prese con gli enormi flussi dall’Ucraina e con la pressione che si registra anche sulla rotta balcanica. C'è quindi molta attesa per il piano d’azione annunciato dalla Commissione, che dovrà contemperare le diverse esigenze in campo e difficilmente potrà accontentare tutti.

Intanto, da giorni ormai non sono più presenti navi umanitarie tra le coste africane e quelle siciliane. La Geo Barents, dopo il cambio di equipaggio, si sta esercitando al largo della Sicilia orientale e potrebbe essere la prima a tornare in zona sar. La Humanity 1 è a Burriana, in Spagna: «Stiamo facendo rifornimento e ricostituendo le nostre scorte di cibo, acqua e medicinali - fa sapere Sos Humanity, invitando a donare - ma ogni operazione di soccorso costa 9.000 euro al giorno. Per contrastare le azioni illegali dell’Italia e continuare a salvare vite in mare quest’inverno abbiamo urgentemente bisogno del tuo aiuto».

Ma non c'è stato nulla da fare per quattro persone che si trovavano su un barchino in difficoltà in area sar algerina, ma a poche miglia dalla zona di competenza italiana: quando hanno visto il mercantile mandato in zona per soccorrerli, si sono gettati in mare ed i loro corpi sono stati individuati dai soccorritori, mentre altri due che si trovavano a bordo dell’imbarcazione risultano dispersi; in sette sono stati recuperati dal mercantile. E continuano le indagini della magistratura sugli sbarchi degli ultimi giorni. Nove presunti scafisti sono stati bloccati a Lecce ed a Roccella Ionica. Dall’inizio dell’anno sono 358 i «passeurs» arrestati.

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