Venerdì 22 Novembre 2024

Regione Siciliana, mezzo miliardo di euro bloccato dai contenziosi

L'assessore uscente all'Economia Gaetano Armao

Alcuni sono pendenti dal 1989, gli ultimi sono stati censiti nella primavera di quest’anno: in totale sono 6.531 i contenziosi che l’amministrazione della Regione Siciliana deve prepararsi a fronteggiare, giudiziariamente ed economicamente. Al punto da costringere la Regione stessa ad accantonare una cifra vicina al mezzo miliardo per essere in grado di coprire eventuali condanne. È un tesoretto che potrebbe finanziare per un anno intero i forestali e contemporaneamente i Pip, gli Asu e varie altre categorie di precari, quello che il governo è costretto a tenere in un cassetto in attesa di un verdetto. Il dato è emerso da un censimento che l’assessore uscente all’Economia, Gaetano Armao, ha chiesto a tutti gli uffici della Regione al momento di comporre le tabelle del bilancio. Ne è venuto fuori che ci sono 4.637 contenziosi che sono piovuti sugli uffici fra il 1989 e il 2020 e che da soli valgono 359.954.189 euro. Fra questi c’è, per esempio, quello che le società Engineering e Accenture hanno attivato contro Sicilia Digitale per le banche dati della Regione: da solo vale 12,3 milioni (in fase di transazione). Il maggior numero dei ricorsi pendenti riguarda gli assessorati all’Agricoltura (665 per lo più legati a finanziamenti europei e contributi vari) e al Lavoro (609). Eppure non sono quelli per i quali è stato necessario accantonare più risorse. I maggiori accantonamenti, cioè lo spostamento di risorse in capitoli di bilancio che funzionano come un salvadanaio, sono stati necessari per i 465 contenziosi dell’assessorato al Personale che da soli valgono quasi 24 milioni e per i 484 che hanno travolto l’assessorato alla Formazione che portano con sé un rischio di perdere 18.172.809 euro. Altissima anche la soglia di rischio potenziale legata ai 246 ricorsi contro l’Autorità di bacino idrografico della Regione: 37,2 milioni. Da qualche anno la Corte dei Conti ha alzato il livello di controlli su questi accantonamenti e la Regione è stata quindi costretta a mettere nel salvadanaio virtuale somme che sono state così sottratte alle spese correnti. E va detto che c’è un secondo fondo che copre i rischi da condanna e riguarda i contenziosi più recenti, quelli arrivati fra il 2021 e i primi mesi del 2022: sono in tutto 1.894 e valgono in termini di somme da accantonare altri 77 milioni e mezzo. Ovviamente non tutti i contenziosi finiscono con una sentenza di condanna. E a volte neppure con una sentenza: la Regione spesso opta per una transazione. Il caso del mega ricorso presentato dal Consorzio Infrastrutture Scarl contro l’assessorato ai Rifiuti è finito con un accordo che ha previsto il versamento da parte della Regione di 5 milioni in cambio della chiusura della causa. Lo stesso è accaduto nel braccio di ferro tutto interno con l’Esa, che aveva portato a una condanna in primo grado a risarcire 84 milioni e a un accordo per chiudere tutto versandone solo 37. In totale nel corso della gestione Armao le transazioni e le cause vinte hanno provocato un risparmio di 450 milioni. Ma una somma praticamente analoga resta bloccata nel bilancio in attesa di sbrogliare la matassa dei 6.531 contenziosi ancora pendenti. Nel frattempo la Regione ha incassato ieri il riconoscimento di un significativo abbassamento del rischio legato all’indebitamento: «Il profilo di rischio è basso» ha messo nero su bianco l’agenzia Fitch confermando il rating - cioè il giudizio sull’affidabilità finanziaria - al livello BBB, allineato ai parametri di quello statale. Fitch ha evidenziato il successo di alcune operazioni che hanno permesso di risparmiare sugli interessi legati ai prestiti e di spostare il peso dei creditori quasi interamente verso la Cassa Depositi e Prestiti e il governo centrale. Da qui due considerazioni dell’agenzia internazionale: «La passività potenziali rappresentano un rischio trascurabile per la Sicilia» che si aggiunge al «costante miglioramento della liquidità della Regione per far fronte ai pagamenti coprendo gradualmente, entro il 2029, il deficit strutturale di 2 miliardi».  

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