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Comuni siciliani «RimanDATI», il 69,1% non pubblica l'elenco e i destinatari dei beni confiscati

Don Luigi Ciotti

«Un passo indietro per i comuni siciliani dove, su 204 comuni destinatari di beni confiscati, sono 143 i comuni che non pubblicano l’elenco e le informazioni su destinazione, uso e tipologia dei beni confiscati alle maie sul loro sito internet». Lo afferma in una nota Libera, l'associazione fondata da don Luigi Ciotti, che presenta «RimanDATI», il secondo Report nazionale sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. «Ciò significa che ben sette comuni su dieci, pari al 69,1 % ( era 58% nel primo report), sono inadempienti. Va meglio per gli Enti sovra territoriali: le città metropolitane di Palermo e di Catania destinatarie di beni confiscati pubblicano gli elenchi, bocciata la Regione Siciliana che non adempie in nessun modo all’obbligo di pubblicazione. - prosegue il report - La città metropolitana di Palermo, oltre all’elenco, pubblica sul sito anche i dati catastali, la tipologia, l’ubicazione, l’utilizzazione e la consistenza dei beni confiscati mentre la Provincia di Catania soltanto ubicazione e consistenza.

Il monitoraggio ha avuto inizio nel mese di aprile 2022 e si è chiuso a luglio 2022 e «rappresenta uno spaccato importante - unico nel suo genere - sulla capacità degli Enti territoriali di rendere pienamente conoscibili e accessibili le informazioni sull’enorme patrimonio immobiliare sottratto alle mafie e destinato a tornare alla collettività attraverso comuni ma anche, sebbene in via sussidiaria, province, città metropolitane e regioni il report - prosegue la nota - vuole accendere una luce sulla carente trasparenza e sulla mancata pubblicazione dei dati dei comuni italiani in merito ai dati sui beni confiscati che insistono sui loro territori, specificamente perché sono i comuni ad avere la più diffusa responsabilità di promuovere il riutilizzo dei patrimoni. Eppure, proprio a livello comunale, le potenzialità della filiera della confisca sono tuttora dense di ostacoli, criticità ed esitazioni».

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