«Siamo in una fase regressiva dello stato democratico che alcuni politologi definiscono come il ritorno della clanizzazione della politica». Così l’ex procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo Roberto Scarpinato, in corsa con il Movimento 5 stelle alle prossime elezioni politiche, in una intervista al Fatto Quotidiano. Una scelta dettata dall’intenzione di difendere la democrazia, che vede minacciata. Secondo l’ex magistrato la democrazia italiana è «fragile» e «sempre a rischio di involuzione autoritaria».
La storia italiana è stata «segnata da una criminalità di settori significativi delle classi dirigenti», fa notare. Non a caso la giustizia, dice, è sempre «rimasta al centro del dibattito politico». «I miei colleghi stranieri non riescono a comprendere come e perché in Italia si arrivi a rischiare una crisi di governo per temi come la riforma della prescrizione», afferma.
«È in corso un inquietante processo di restaurazione del passato di cui si colgono tanti segnali», sostiene l’ex procuratore, che fa riferimento a «un passato di convivenza tra Stato e mafia». Scarpinato ha scelto di candidarsi con il M5s perché Giuseppe Conte «mi ha assicurato che la questione mafia, cancellata in questa campagna elettorale dall’agenda degli altri partiti, sarebbe rimasta invece centrale in quella dei 5 Stelle».
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