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Regionali, Salvini punta alla Lombardia: si rimescolano le carte in Sicilia

Sa sinistra Matteo Salvini, Gianfranco Miccichè e Nino Minardo

Matteo Salvini ieri ha di nuovo rivendicato per la Lega la candidatura alla presidenza della Regione Lombardia. E questo rimescola le carte anche in Sicilia, perché se l’ex ministro degli Interni ottenesse il via libera al bis di Attilio Fontana sarebbe costretto a rinunciare a lanciare per Palazzo d’Orleans Nino Minardo aprendo la strada così a una volata a due: la forzista Stefania Prestigiacomo e l’uscente spinto da Fratelli d’Italia Nello Musumeci.

Il continuo cambio di equilibri sul piano nazionale sta quotidianamente scompaginando gli assetti che faticosamente i partiti stanno costruendo in Sicilia. E così di ora in ora cambia il borsino dei pretendenti a Palazzo d’Orleans. La corsa alla presidenza nell’Isola è ormai terribilmente influenzata dai patti che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia stanno siglando a Roma incastrando le trattative per le Politiche (sui collegi da assegnare in tutta Italia) con quelle per le Regioni (Lombardia, Lazio e Sicilia sono le postazioni chiave anche se solo in Sicilia si voterà il 25 settembre).
Ieri la giornata si è aperta con Nino Minardo indicato da tutti come favorito. Complice il patto siglato dai segretari regionali siciliani lunedì pomeriggio: «Il partito che a Roma ottiene la candidatura esprimerà il nome e gli altri lo sosterranno senza veti». Fino a ieri mattina sembrava possibile uno scenario che vedeva assegnare la candidatura in Lombardia a Forza Italia (era pronta Letizia Moratti), quella nel Lazio a Fratelli d’Italia (Francesco Lollobrigida) e quella in Sicilia alla Lega.

Ma poi di buon mattino i vertici nazionali di Forza Italia si sono mossi. Prima è stato Antonio Tajani a rimettere fra i favoriti Stefania Prestigiacomo: «In Sicilia Forza Italia è in grado di presentare candidati di altissimo livello a cominciare da Stefania Prestigiacomo. In Sicilia siamo la forza politica più consistente e riteniamo di avere il diritto di prelazione. Poi si vedrà e si discuterà». Contemporaneamente Gianfranco Micciché rassicurava i big di partito in Sicilia: «Non può finire con la Lega che prende la Sicilia, perché Salvini secondo me sceglierà la Lombardia». Micciché ieri si è spinto perfino un po’ più oltre: «Nino Minardo è un bravo ragazzo, ma forse troppo giovane per una responsabilità così grande». E per sgomberare il campo da equivoci Micciché ha aggiunto che «per me la presidenza dell’Ars non è in questa trattativa. Non ci conto più. Forza Italia non ha mai avuto Palazzo d’Orleans, abbiamo sempre ceduto la candidatura agli alleati per generosità. Ora è giusto candidare Stefania Prestigiacomo».

Nelle stesse ore, al mattino, Salvini da Milano ha lasciato intendere quale sarà la sua proposta al tavolo nazionale. Punterà sulla Lombardia: «Squadra che vince non si cambia» ha detto parlando dell’uscente Fontana. E aggiungendo che «in Sicilia decidono i siciliani, come ho sempre detto. Non i milanesi o i romani».

E così prima di ora di pranzo a Roma tutto era già tornato in discussione. E i vertici forzisti sono subito andati in pressing su Fratelli d’Italia per ottenere il via libera alla Prestigiacomo: ricevendo da Ignazio La Russa, a cui la Meloni ha affidato il fascicolo Sicilia, un secco no. La Russa ha anche rifiutato a priori ipotesi di scambio delle candidature che vedrebbero Fratelli d’Italia sostenere la Prestigiacomo e poi ottenere il sostegno dei berlusconiani per un proprio uomo alla presidenza dell’Ars. «Da Musumeci non ci muoviamo» ha ripetuto La Russa ai forzisti che lo hanno cercato ieri.
A quel punto a Palermo sono immediatamente risalite le quotazioni di Nello Musumeci, il presidente uscente che però né Forza Italia né la Lega e i centristi vogliono ricandidare. Uno scenario esorcizzato da Micciché: «Io non riesco a credere che si debba davvero dire sì a Musumeci e no alla Prestigiacomo. Ma che governo verrebbe fuori così?».

Eppure ieri sera le quotazioni della Prestigiacomo e di Musumeci erano praticamente pari. Anche se, va detto, gli accordi sono ancora lontani dalla possibilità di essere siglati. Al punto che anche i nomi di Nino Minardo e dell’ex assessore alla Sanità Massimo Russo restano a tutti gli effetti sul tappeto e il vertice dei leader nazionali con i segretari regionali non era neanche stato fissato. Se lunedì era da tutti previsto che dovesse svolgersi oggi, ieri sera in tanti davano più probabile un rinvio a domani. Il caos è tale che alcuni segretari di partito ieri si sono perfino rifiutati di comprare alla cieca i biglietti aerei.

Il tempo però stringe. Entro domenica vanno depositati alla Regione i simboli che dovranno poi essere copiati nelle schede elettorali il 25 settembre. E all’appuntamento di domenica i partiti devono arrivare con le scelte già fatte, altrimenti nei simboli che spunteranno nella scheda mancherà il nome del candidato presidente.
Uno scivolone che darebbe un enorme vantaggio al centrosinistra che nel frattempo ieri ha provato a serrare le file. Nel centrodestra si è sparsa la voce che i grillini e il Pd stanno di nuovo trovando l’intesa per sostenere insieme Caterina Chinnici. E questo ha reso ancora più necessaria un’accelerazione sulla scelta del candidato.

 

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