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Stop al lavoro forzato e minorile, in arrivo una direttiva

Con il contributo dell'Unione Europea

L’Eurocamera scende in campo contro il lavoro forzato. La commissione Commercio Internazionale (Inte) dell’Eurocamera ha infatti concesso il primo via libera all’istituzione di uno strumento commerciale compatibile con le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio per vietare l'importazione e l'esportazione di prodotti realizzati o trasportati attraverso lo sfruttamento del lavoro forzato.

Stando al testo, che dovrà affrontare il voto dell’assemblea plenaria, gli eurodeputati raccomandano che tali prodotti siano vietati se anche se uno solo tra il sito di produzione, l'importatore, il trasportatore o lo Stato, in caso di lavoro forzato sponsorizzato dalle autorità, risulti colpevole di sfruttamento illegale. Se tali condizioni dovessero verificarsi, stando alla norma, le autorità pubbliche dovrebbero trattenere e sequestrare le merci ai confini dell'Ue e l'onere della prova per dimostrare l'assenza di lavoro forzato per lo svincolo del carico sarebbe a carico dell’importatore. Per aiutare gli importatori a non incappare in questo tipo di merci l’Eurocamera chiede che sia istituito un elenco pubblico delle società sanzionate e dei produttori sotto indagine. Gli eurodeputati sottolineano inoltre che per stilare tale elenco devono essere presi in considerazione gli indicatori delle condizioni di lavoro forzato prodotti dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che includono abuso di vulnerabilità, limitazione di movimento, trattenimento di documenti di identità e schiavitù per debiti. «25 milioni di adulti e 160 milioni di bambini nel mondo si trovano in condizione di lavoro forzato o minorile, l'Unione europea non può più accettare questa situazione incresciosa e deve bloccare l'entrata sul nostro territorio di beni prodotti in questo modo.

Il nostro voto in Commissione commercio è stato unanime: vogliamo al più presto un regolamento europeo contro l'importazione di beni frutto del lavoro forzato», ha commentato la capogruppo del Movimento 5 stelle all’Eurocamera, Tiziana Beghin. Nel testo gli eurodeputati chiedono inoltre di attivare campagne per affrontare il problema globale anche al di fuori dei confini europei attraverso «una soluzione collettiva che preveda il dialogo con i paesi terzi, l'assistenza tecnica e lo sviluppo delle capacità, nonché la sensibilizzazione». «Abbiamo urgente bisogno di mettere in atto uno strumento che assicuri di prendere di mira questo tipo di prodotti, abbiamo stabilito chiaramente i principi a cui un tale strumento deve attenersi, ora è il momento per la Commissione europea di esprimerli», ha commentato il presidente della Inte, l’eurodeputato socialista tedesco Bernd Lange. L’approvazione del testo è una «vittoria non solo simbolica» spiega l'eurodeputata della Lega, Gianna Gancia, «un esempio a riguardo sono i prodotti realizzati nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang, di cui da adesso verrà bloccata l’importazione in base a queste misure».

Passato l’esame della plenaria gli eurodeputati chiederanno alla Commissione europea di far seguito alla proposta, annunciata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 2021, si procedere con la formulazione di una direttiva su come vietare i prodotti del lavoro forzato entro settembre 2022.

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