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Catasto, accordo fra Draghi e centrodestra: via il ritocco delle rendite, ecco cosa cambia

Firenze, il condominio con il murales di Jorit Agoch dedicato a Nelson Mandela

Lega e Forza Italia esultano annunciando «un accordo con Palazzo Chigi» che modificherebbe in modo sostanziale la delega fiscale: scompare il riferimento ai valori patrimoniali dalla riforma del catasto e si salvaguardano le cedolari secche su affitti e Bot.

«Non ci saranno nuove tasse sulla casa e sui risparmi degli italiani», dicono quasi all’unisono Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, dopo l’incontro di circa un’ora fra il leader leghista e il premier Mario Draghi, che ieri sera ha riaperto la trattativa con il centrodestra di governo quando il terzo rinvio dell’approdo in Aula sembrava invece mettere a rischio il provvedimento. L'accordo ora dovrà essere condiviso dal centrosinistra, che pretenderà a sua volta altri cambiamenti e intanto propone una narrativa diversa: «Non ci sarà un aumento delle tasse - nota il segretario dem Enrico Letta -. Oggi Salvini lo ha scoperto e dice e racconta che lo ha ottenuto lui». E anche da Palazzo Chigi si sottolinea che sin dall’inizio la delega non prevedeva l'incremento della pressione tributaria.
Già attenuato (con la conferma della flat tax) dal tentativo di mediazione del governo a inizio aprile, ora scomparirà il sistema duale (con tassazione proporzionale sui redditi da capitale e progressiva su quelli da lavoro), cardine del testo originario della delega. Un aspetto quasi preminente, secondo chi nel centrosinistra definisce invece «solo cosmetiche» le variazioni in arrivo all’articolo sul catasto.

A quanto filtra da Lega e FI, le novità prevedono che la nuova fotografia catastale (per il 2026) sarà scattata a norme vigenti, senza più attualizzare le rendite ai valori di mercato ma accedendo alla banca dati Omi (le quotazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare), e destinando alla riduzione dell’Imu le nuove entrate generate dall’emersione di case «fantasma».

L’articolo sul catasto è finora l’unico approvato (l'8 marzo) in commissione Finanze, con la spaccatura della maggioranza. Per modificarlo, servirà l’unanimità in commissione (soluzione per più versi complicata) o un emendamento approvato in Aula. Nel frattempo l’accordo fra centrodestra di governo e Palazzo Chigi dovrà entrare in un’intesa politica di maggioranza, con inevitabili nuove richieste dalle altre forze della variegata «partnership» che sostiene Draghi, decisamente irritate dal comportamento di Lega e FI. Solo a quel punto il presidente Luigi Marattin (Iv) convocherà la commissione per concludere l'esame e portare il provvedimento in Aula, non più il 9 maggio ma più avanti.

«Se fosse vero» l’accordo sul catasto, «sarebbe un’ottima notizia» dice Giorgia Meloni, la cui ombra secondo il centrosinistra ha guidato la «battaglia contro le tasse» di Lega e FI. In ambienti parlamentari leghisti ora però si ragiona sul fatto che incassata la «vittoria» sul fisco l’atteggiamento potrebbe essere meno aspro sulla giustizia (la Lega si è già intestata la battaglia dei referendum) e sulle concessioni balneari (seguendo la linea più soft del ministro leghista Massimo Garavaglia). Questo è uno dei nodi del disegno di legge Concorrenza, un’altra riforma su cui si lavora a piccoli passi per andare in Aula in Senato la prossima settimana. Se fosse così, Draghi potrebbe evitare altre pericolose curve a gomito in Parlamento su provvedimenti decisivi nella road map del Pnrr.

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