È sempre più incerto il destino della delega fiscale. Salta l’approdo lunedì alla Camera del provvedimento, cruciale per Palazzo Chigi nella road map per il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se, e come arriverà in fondo, è da vedere. Non sono bastate tre settimane a sbloccare il braccio di ferro di Palazzo Chigi con Lega e Forza Italia, che contestano la riforma del catasto e il sistema fiscale duale, sbandierando conseguenti aumenti di tasse su casa, affitti e Bot. E il governo ha chiesto uno slittamento, inevitabile per evitare il rischio di un voto di fiducia con una maggioranza spaccata. È stato «un dialogo fra un sordo e un muto», sintetizza un parlamentare vicino al dossier che, dopo il confronto di Palazzo Chigi del 13 aprile, è passato dalla commissione ai massimi livelli politici.
Non si è sciolto il nodo principale, il catasto, a dispetto dell’ottimismo sfoggiato dal leader leghista Matteo Salvini venerdì scorso. A proposito dell’aggiornamento delle rendite, si è ipotizzato di considerare i valori Omi (le quotazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare) e non quelli di mercato, ma la proposta presentata dal centrodestra alla fine non è stata ritenuta accettabile.
Così oggi in commissione Finanze è arrivata la richiesta di rinvio (la nuova data potrebbe essere definita dopo la missione del premier Mario Draghi a Washington), il terzo per una delega attesa in Aula il 28 marzo. Una mossa per «chiudere un pacchetto che possa essere votato da tutti serenamente», spiega il leghista Federico Freni, sottosegretario all’Economia. La serenità, però, ora scarseggia. «Il dubbio su dove stiamo andando mi viene», ammette il presidente della commissione Luigi Marattin (Iv). Meno diplomatici altri di centrosinistra. «Il governo - dice la pentastellata Vita Martinciglio - valuti se ci sono le condizioni per un accordo, altrimenti si proceda con un calendario stabilito e ogni forza politica si assumerà le responsabilità delle proprie scelte». «Noi di Azione e +Europa siamo molto preoccupati e chiediamo al governo certezze e non un rinvio sine die», incalza Nunzio Angiola. E per Luca Pastorino (Leu) dietro lo stallo c'è «Giorgia Meloni che spaventa ogni giorno di più il leader della Lega».
Senza un accordo, la delega rischia di finire su un binario morto o quanto meno di andare in Aula con il testo base e la maggioranza destinata a spaccarsi. Al Senato procede a piccoli passi l’esame del disegno di legge Concorrenza. Maggioranza e governo si confrontano sulla golden power per le concessioni idroelettriche. Intanto, si è trovata l'intesa su alcuni articoli, fra cui quello sul modello «in house» per i servizi pubblici locali, con una modifica per ostacolare l’autoproduzione inefficiente. Resta aperto anche il nodo balneari. L’obiettivo è iniziare le votazioni in commissione Industria da settimana prossima.
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