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Draghi tuona: «Putin risponderà di crimini», il Pd chiede l'embargo del gas russo

Alcuni giorni fa il colloquio tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin

Le immagini che arrivano da Bucha, l’orrore dei corpi senza vita lasciati come sacchi in mezzo alla strada scuotono le coscienze. E la politica, alla fine della sesta settimana di guerra, si interroga ancora una volta sul da farsi. Ma la condanna è unanime e senza sconti. La strage, tuona Mario Draghi, lascia «attoniti» e la «crudeltà dei massacri di civili inermi è spaventosa e insopportabile». Ora le autorità russe - scandisce il premier - «devono cessare subito le ostilità, interrompere le violenze contro i civili» e, soprattutto, «dovranno rendere conto di quanto accaduto». Sono crimini di guerra, in poche parole, e come tali devono essere perseguiti.

Ma a molti, questo, non basta. Nella stessa maggioranza di governo c’è infatti chi spinge a fare nuovi passi in avanti contro Mosca, con «un pieno embargo di petrolio e gas russo», come chiede il Pd di Enrico Letta: «Quante Bucha dobbiamo ancora vedere prima di muoversi verso un pieno embargo di petrolio e gas russo? Il tempo è finito», twitta il segretario dem con il partito che compatto lo sostiene. Una linea che, per ora, non trova sponde nell’esecutivo che di nuove sanzioni non può e non vuole discutere se non in concerto con l’Europa. In modo unitario e concorde, valutandone ogni conseguenza, come spiega una fonte di governo italiana. Conseguenze che invece «vede» subito il leader di Azione, Carlo Calenda che, sarcastico, si rivolge a Letta: «Belle queste dichiarazioni (sul gas, ndr), Enrico. Ma hai anche un piano per sostituirlo immediatamente? È tempo di fare proposte serie», la chiude là.

Letta incassa, invece, l’approvazione telegrafica di Pierferdinando Casini (“Yoùre right”), mentre da LeU, Stefano Fassina lo sostiene in modo più articolato osservando però che «se invece di affidarsi all’invio di armi e sanzioni economiche marginali, si fosse deciso subito il blocco dell’import, ora forse Putin sarebbe ad un tavolo per trattare». Per Matteo Renzi «sparare sui civili è un crimine di guerra». «Ha ragione Ursula Von der Layen, è urgente un’indagine indipendente», gli fa eco la viceministra Teresa Bellanova. Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, sposa la linea della presidente della Commissione europea osservando che «è necessario che le organizzazioni internazionali abbiano accesso a queste aree per documentare gli orrori in modo indipendente e accertare le atrocità di cui le autorità russe dovranno rendere conto». Da destra alla condanna per le atrocità di Putin, si affianca la richiesta di mettere in campo ogni sforzo per silenziare le armi: lasciano «senza fiato le immagini dei civili giustiziati per le strade e delle fosse comuni», scrive Giorgia Meloni che rivede a Bucha «una barbarie che riemerge dalle epoche più buie della storia europea». «Una preghiera per tutte queste vittime innocenti» viene invece rivolta da Lorenzo Fontana, vicesegretario e responsabile Esteri della Lega.

Giuseppe Conte, infine, mette da parte le polemiche legate all’aumento delle spese militari (l’unica corsa al riarmo possibile, aveva detto solo ieri, deve essere quella per il sistema sanitario) e denuncia oggi la «carneficina inaccettabile» in Ucraina. Pur sottolineando che «non dobbiamo rassegnarci all’ineluttabilità della guerra».

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