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Salvini in Polonia contestato da un sindaco che gli sventola la maglietta di Putin

«Io voglio la pace e sono qui per la pace, vogliamo fermare la guerra, che va oltre il passato, l’obiettivo è salvare donne e bambini e fermare la guerra», ribatte il leader della Lega

Il sindaco di Przemysl, Wojciech Bakun, mostra a Salvini la maglietta con il volto di Putin

Prima il gesto: la maglietta con il volto di Vladimir Putin e la scritta «armata russa» sventolata davanti alle telecamere. Poi le parole: «Ho una cosa che vorrei consegnarle. Andiamo insieme al confine con questo regalo per far vedere a tutti cosa sta facendo il suo amico Putin al popolo ucraino. Io non la ricevo».

Al confine tra l’Ucraina e la Polonia Matteo Salvini si vede messo di fronte ad un pezzo del suo passato. «Io voglio la pace e sono qui per la pace, vogliamo fermare la guerra, che va oltre il passato, l’obiettivo è salvare donne e bambini e fermare la guerra», ripete Salvini più volte dopo il gesto del sindaco, ricordando che Putin lo hanno incontrato tutti: «Prodi, Obama, Clinton, Berlusconi. Tutti». E poi replica a chi gli chiede se condanni Putin: «Certo, è ovvio. Chiunque condanna la guerra e l'aggressione». Poi sale in macchina e se ne va. Verso il centro per i rifugiati, dove, twitta, «ci sono immagini strazianti».

Nelle intenzioni del leader della Lega quella a Przemysl, la cittadina dove arrivano i treni da Leopoli e partono quelli con i profughi che vengono smistati nelle città, era solo una tappa della due giorni in terra polacca. Lunedì l’incontro con gli imprenditori italiani e il nunzio apostolico, martedì la visita al centro di raccolta della Caritas, poi alla stazione di Przemysl e infine al centro di accoglienza di Korczowa, l’altro confine da cui passano i profughi. Un viaggio per organizzare il trasferimento in Italia dei bambini ucraini - un centinaio entro il weekend e poi altri a seguire - e per definire con le associazioni umanitarie gli aiuti da far arrivare. Salvini è giunto nella piazza della stazione alle 13.

Niente giacca e cravatta ma un giubbotto con una ventina di loghi in bella vista, tanto che più d’uno su Twitter s'è chiesto se quelle aziende ora si stiano mangiando le mani. Ad accoglierlo c'era il sindaco Wojciech Bakun, un omone di 41 anni che appartiene a «Kukiz' 15», inizialmente un movimento poi diventato partito, populista e di destra. Insomma, l’opposto della sinistra. Una stretta di mano tra i due e poi via davanti ai microfoni. L’esordio del sindaco è soft ed è un ringraziamento agli italiani per quello che stanno facendo. Poi l'affondo. «Io non la ricevo».

Che Salvini non sospettasse nulla si è capito quando ha cercato di parlare sopra al primo cittadino che sventolava la maglietta con il faccione di Putin: «Sono qui per portare aiuto ai rifugiati, ai bambini e alle donne ucraine». Il leader della Lega ha così deciso di andarsene ma a quel punto la contestazione è arrivata da due volontari e fotografi italiani. «Pagliaccio», «buffone», «mettiti quella maglietta». Sono Sergio Ferri e Marco Salami e vengono da Piacenza. «Siamo arrivati tre giorni fa per portare un carico di aiuti e recuperare alcune persone scappate dall’Ucraina che hanno conoscenti nella nostra città. Dovevamo ripartire, ma abbiamo saputo che sarebbe venuto Salvini e così lo abbiamo aspettato per contestarlo. Abbiamo molto apprezzato il sindaco».

Bakun, con Salvini già in auto verso l’ultimo appuntamento della giornata, è tornato sull'episodio. «Quella maglietta l’ha indossata sulla piazza Rossa nel 2017, quando è andato a Mosca a sostenere Putin. Lo ha sostenuto dal 2014, quando ha invaso la Crimea, e lo ha continuato a sostenere dopo. Così gli ho detto di venire con me al confine per condannare quello che sta facendo il presidente russo». Il sindaco dice più volte che gli italiani non c'entrano nulla. «Lavoriamo con molte organizzazioni, nel centro di accoglienza ci sono i volontari della vostra protezione civile e per questo vi ringrazio moltissimo». Il problema è solo Salvini. «Perché è qui? - sorride Bakun - For propaganda, only for that». Poi, su Facebook, ribadisce: «Ci sono situazioni in cui devi dire la verità dritta in faccia. Oggi era una di quelle situazioni. Nessun rispetto signor Salvini».

Un attacco che in Italia non passa inosservato, con Giorgia Meloni che difende Salvini. «Penso che chiunque faccia qualcosa - dice la leader di FdI - fa bene a fare qualcosa». «In questa fase serve la politica, non le pagliacciate», attacca invece Matteo Renzi mentre il Pd con Andrea Marcucci definisce «imbarazzante» il rapporto tra Salvini e Putin e LeU critica le «passerelle» di cui «non avevamo bisogno».

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