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Il bambino ucciso dal padre: in Parlamento c'è chi dice no alla bigenitorialità

«Prima viene l’interesse del minore, non si può affidare un figlio a chi è violento», dice il deputato Veronica Giannone, che chiede una revisione normativa

Il piccolo Daniele Paitoni, ucciso dal padre con una coltellata alla gola

«Sono profondamente amareggiata per quanto accaduto a Varese. Un bambino non deve mai essere affidato ad un genitore violento, non ci sono sconti che tengano, nessuna eccezione, il diritto alla bigenitorialità deve per forza cedere di fronte al diritto di un minore ad essere tutelato! Perché in gioco c'è la vita di un bambino, e ora questo bambino non c'è più».

Lo dichiara in una nota il deputato di Forza Italia Veronica Giannone, segretario della Commissione Infanzia e Adolescenza e componente della Commissione Giustizia, commentando la notizia dell’uccisione di un bambino di 7 anni della provincia di Varese per mano di suo padre, l’uomo che ha provato anche ad uccidere la sua ex moglie e che era già agli arresti domiciliari per reati contro la persona (aveva accoltellato un collega di lavoro).

«Da anni - ricorda Giannone - chiedo la sospensione della responsabilità genitoriale in tutti i casi di violenza, di maltrattamenti, di minacce, di stalking, anche se non c'è stata condanna definitiva, seguendo un principio di buon senso e precauzione. Purtroppo, l’applicazione scorretta e distorta della legge sulla bigenitorialità fa sì che tanti bambini siano costretti a passare del tempo, anche contro la propria volontà, con un genitore violento e pericoloso, spesso purtroppo il padre».

Giannone lancia un appello al ministro della Giustizia Cartabia, «chiedendole di intervenire con urgenza - sottolinea la parlamentare forzista - per fermare queste morti annunciate. Non si può più perdere tempo, inutile continuare a dire di voler tutelare le donne e i loro figli dai femminicidi se poi continuano ad accadere questi fatti! Se le leggi non vanno bene devono essere cambiate velocemente. Altrimenti le istituzioni tutte si rendono complici di tali orrori, e questo non è ammissibile in un paese che si vanta di tutelare i diritti dei più deboli».

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