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Sciopero generale, in piazza Palermo e le sue mille vertenze

In campo Palermo e le sue mille vertenze, una delle cinque piazze nazionali dello sciopero generale «contro tutte le disuguaglianze». Centinaia i lavoratori delle aziende, dei cantieri, dei servizi, del commercio, degli enti pubblici, attesi nella piazza di Palermo. Raduno in piazza Verdi, all’ombra del Teatro Massimo, sotto un cielo nuvoloso, con gli interventi dei delegati di Cgil e Uil. Lavoratori e pensionati anche da tutta la provincia. Hanno aderito tantissime grandi e piccole aziende del comparto metalmeccanico, i lavoratori edili della D’Agostino dell’anello ferroviario e dell’Italcementi, i lavoratori agricoli dell’Abbazia Sant'Anastasia, dei consorzi di bonifica e delle gelaterie Cappadonia, l’Università e la ricerca, gli stenografisti del Tribunale, tante strutture alberghiere tra le quali Nh Hotel e gli stagionali dell’albergo Palladium, H&M, Gran Vision, Famila, Eurospin, gruppo Arena Decò, Anpal servizi, i Rider, Windtre, Tim e tanti altri.
Tra gli interventi quello di Anna Graziano, 40 anni, assistente sociale del Comune di Palermo, della Fp Cgil Palermo. Ha parlato a nome dei 2.350 lavoratori part-time a 13, 23, 24 e 25 ore settimanali del Comune di Palermo che da più di 20 anni aspettano il full time a 36 ore. E anche a nome dei 90 Lsu rimasti, ancora da stabilizzare. Presente anche una folta delegazione del Centro Pio La Torre  con  volontari e operatori impegnati  per la tutela dei diritti dei più deboli.

«Chiediamo la riclassificazione e l’incremento orario di tutti i lavoratori part-time del Comune di Palermo e la stabilizzazione dei 90 Lsu. Tra i part-time ci siano anche noi, 75 assistenti sociali a 30 ore, assunti nel marzo del 2019 - dice Anna Graziano - In 40 lavoriamo a Palermo e negli altri del distretto sociosanitario. Siamo dipendenti non del comune capofila del distretto, Palermo, ma del comune di Santa Cristina Gela. Il nostro contratto a tempo determinato scade il 31 dicembre e verrà rinnovato per un altro anno».

Continua Anna Graziano: «Noi chiediamo la stabilizzazione con i fondi strutturali esistenti, per garantire i diritti sociali ai minori e alle persone bisognose di assistenza. Domani si fermerà tutto il personale. Stabilizzare noi dipendenti significa dare stabilità ai servizi sociali del Comune».
«Anche a Palermo siamo tutti in piazza per riprenderci il nostro futuro, contro le ingiustizie sociali, contro il mancato sviluppo, contro le non politiche di questi anni che ci hanno consegnato in una condizione di sottosviluppo - afferma il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo - negli ultimi giorni questa consapevolezza è cresciuta, la preoccupazione e la tensione l’abbiamo registrata nelle assemblee e nei posti di lavoro e lo sciopero generale contro la manovra vedrà la partecipazione di tanti lavoratori e lavoratrici in piazza. Riprenderci il futuro significa chiedere giustizia sociale adesso, cogliere adesso il tempo della possibilità della ripresa e della ripartenza e significa che lavoratori, cittadini, pensionati sono tutti impegnati affinchè lo sciopero generale lanci il suo messaggio forte al governo, alla politica, ai partiti, al Parlamento per dire che senza il lavoro questo Paese non riparte. Per ripartire come noi chiediamo, il lavoro deve essere per tutti, un lavoro di qualità, dignitoso e in sicurezza. A tutte e a tutti l’invito a partecipare allo sciopero e alla mobilitazione».
Un «doppio valore» ha lo sciopero nel Meridione dove la situazione degli enti locali» è complicata dal taglio dei trasferimento e dalla crisi economica della città, che incide anche sul pagamento dei tributi». La manifestazione «ha anche il senso di sollecitare azioni straordinarie, da tempo con le altre sigle chiediamo un decreto Salva-Palermo per sbloccare le risorse su spese sociali e investimenti. In questo senso esprimiamo apprezzamento per l’interlocuzione a buon fine col governo nazionale, che sta lavorando a una norma per sostenere Palermo e altre città in pre-dissesto come anche Napoli, Torino e Reggio Calabria. Perchè la nostra città non può permettersi il pre-dissesto e altri tagli che non faranno altro che incidere negativamente sul futuro della città e dei suoi giovani, sulla qualità dei servizi e sui cittadini, con possibili aumenti delle tasse che la gente non è in grado di sostenere».

 

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