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Sulla manovra il sindacato apre al confronto, il governo lavora sui tagli alle bollette

Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini escono da Palazzo Chigi al termine di un incontro con Mario Draghi

Avanti con lo sciopero generale ma aperti al confronto, a patto che cambi il metodo e ci sia un confronto «vero», non tavoli a cui sedersi quando le decisioni sono già prese. Il giorno dopo l’annuncio della mobilitazione generale, Maurizio Landini (Cgil) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) confermano la piazza del 16 dicembre ma allo stesso tempo si dicono pronti a dialogare, anche prima dello sciopero generale sui temi aperti, dalle pensioni alla riforma del fisco. Una scelta che spacca il sindacato e agita la maggioranza, con il centrodestra che punta il dito contro il silenzio del segretario del Pd Enrico Letta. Mentre il governo per ora valuta l’evolversi della situazione - con Mario Draghi a lavoro tutto il giorno a Palazzo Chig - e intanto cerca nuove risorse contro il caro-bollette.

«La manovra è espansiva e c'è ripresa, è vero, ma per chi?», attacca il leader della Cgil, sottolineando, come fa il segretario generale della Uil, che nel Paese crescono «disagio sociale» e «disuguaglianze» cui la manovra non pone rimedio. A partire dall’anticipo del taglio delle tasse che non aiuta i redditi più bassi. In più, ricorda Landini, il sindacato aveva chiesto che gli 8 miliardi andassero «tutti ai lavoratori e ai pensionati» e invece si taglia per un miliardo anche l’Irap che «serve a pagare la sanità». I sindacati contestano la scelta di tagliare le aliquote Irpef (da 5 a 4 ) che «non è “giusta” e non assicura la progressività. Bisogna lavorare sulle detrazioni e sulla decontribuzione». Non basta, quindi, il miliardo e mezzo di taglio dei contributi una tantum per circa 10 milioni di lavoratori fino a 35 mila euro di reddito. E non sarebbe bastato nemmeno il contributo di solidarietà, un punto sui cui è accaduto un fatto «grave», perché è stato «messo in minoranza il presidente del Consiglio».

Molto difficile, però, che il governo possa riaprire di nuovo l'intesa trovata a fatica nella maggioranza sul taglio delle tasse, che peraltro, è il leit motiv, aiuta in gran parte redditi bassi e pensionati, rispondendo alle istanze dei sindacati: secondo i calcoli che circolano tra i parlamentari a chi è in pensione andrà circa il 33% dei fondi (2,3 miliardi) con un taglio che vale il 10% del prelievo per chi arriva a 20 mila euro l’anno. Senza dimenticare, si osserva nella maggioranza, che dal 2022 ci sarà anche la rivalutazione piena degli assegni. Per i dipendenti con lo stesso reddito ci sarebbe invece un taglio del 24% dell’imposta.

Senza toccare l’accordo sull'Irpef, l’esecutivo starebbe piuttosto cercando di aumentare ancora la dote contro il caro-bollette. Si punterebbe a raddoppiare i fondi aggiuntivi che al momento sono circa 800 milioni, che portano le risorse per il primo trimestre a 2,8 miliardi. Ma tutti i partiti chiedono di fare di più e trovare altri fondi potrebbe aiutare anche a sminare le tensioni con i sindacati. Per ora, comunque, non ci sono convocazioni del tavolo sulle pensioni che era stato annunciato entro la prossima settimana. E che potrebbe anche slittare a dopo il 16, anche se i sindacati hanno spiegato che «si può tranquillamente dialogare, trattare e scioperare».

Intanto, sono confermate le manifestazioni in varie piazze da Nord a Sud, che saranno collegate tra loro e nel rispetto delle norme anti-Covid (la sanità, in prima linea, è «esentata») e che avranno il loro centro in piazza del Popolo a Roma. La via dello sciopero è però «immotivata», «irresponsabile», «incompresibile», vista dal centrodestra ma anche da Italia Viva. Uno sciopero proprio prima di Natale, attacca Matteo Salvini, è «inspiegabile e irresponsabile», mentre parte la batteria della Lega contro il silenzio del segretario Dem. Dopo il ministro Orlando, che pur parlando di scelta «legittima» non nasconde «una certa sorpresa» per lo sciopero generale, la linea del Pd per tutto il giorno è quella della difesa dell’azione al governo, e di conseguenza la difesa di una manovra su cui il giudizio era e resta «positivo», ma anche quella del dialogo perché, dice in serata il responsabile economico Antonio Misiani, «l'ultima cosa che il Paese può permettersi è una nuova stagione di conflitti sociali».

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