Forza Italia serra le file, riunisce l’establishment e inizia a scoprire le proprie carte in vista dei grandi appuntamenti elettorali del 2022. A cominciare dal nome su cui puntare per la corsa a sindaco di Palermo, che è quello di Francesco Cascio. Non a caso alla sua prima partecipazione a un evento di partito dopo l’addio alla politica attiva e il ritorno alla carriera di medico impegnato nella lotta al Covid.
È un partito che prova a mettersi al centro della ricostruzione del centrodestra, dopo le lacerazioni nate intorno alla leadership di Nello Musumeci, quello che Gianfranco Micciché ha iniziato a disegnare. E anche in questo caso la kermesse organizzata (non senza qualche sbavatura) dall’assessore Toni Scilla a Mazara ha plasticamente messo in mostra i protagonisti su cui scommettono gli azzurri: assente il presidente della Regione, non invitati altri big alleati, Micciché ha puntato tutto sulla base del partito per mostrarne la forza elettorale. E la penetrazione capillare in tutte le province.
È così che è maturata anche la prima uscita pubblica di Francesco Cascio. L’ex presidente dell’Ars, oggi rientrato all’Asp di Palermo, ha da tempo dato a Micciché la disponibilità a tornare alla politica: «Ma mi rimetto in gioco solo per Palazzo delle Aquile e per nient’altro» avrebbe detto al leader di Forza Italia in più di un incontro andato in scena senza tanto clamore nelle ultime settimane. È a questo punto che Micciché gli ha chiesto di essere presente a Mazara per tornare a oleare i meccanismi elettorali.
Cascio e Micciché scommettono sul logoramento del più accreditato candidato finora uscito allo scoperto, l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla, espressione dell’Udc. E vedono negli altri nomi messi in campo dai partiti alleati solo delle manovre tattiche. Il punto è – hanno calcolato Cascio e Micciché – che entro un mese, forse prima, Forza Italia conta di strappare il via libera su Cascio al centrodestra. Su tutte le altre candidature, a cominciare da quella per Palazzo d’Orleans, si deciderà invece a marzo dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. E su questa scommessa incide il ruolo di collante che Cascio può vantare grazie ai buoni rapporti con i leader della coalizione e al fatto che molti dei suoi referenti politici degli anni d’oro sono oggi ai vertici palermitani di Lega, Udc e Fratelli d’Italia.
Forte di questa strategia dal palco di Mazara al capogruppo forzista al consiglio comunale di Palermo, Giulio Tantillo, non è rimasto che rivendicare per Forza Italia il ruolo di guida della coalizione anche a Palermo per poi tracciare un identikit che riconduce proprio a Cascio: «Per il dopo Orlando non dobbiamo puntare su candidati calati dall’alto ma su persone esperte che conoscono la realtà di Palermo e sanno come risolvere i problemi della città». Neanche un riferimento alla proposta che Salvini fa rimbalzare a Mazara tramite le agenzie di stampa: delle primarie qui, in questa convention a due passi dal mare in tempesta, nessuno parla.
Anzi, Forza Italia arriva a Mazara rivendicando candidature a ogni livello. Miccichè svela le carte mettendo in campo la solita ironia: «Tutti sanno quanto mi piace fare il presidente dell’Ars» dirà rivolto ad Antonio Tajani. Con cui rilancerà per il Quirinale il nome di Berlusconi: «Senza Forza Italia non si vince - dirà poco dopo dal palco il coordinatore nazionale azzurro –. Siamo tornati competitivi. E il credito che la stampa sta dando alla sua candidatura dimostra che Berlusconi può fare il Presidente della Repubblica». Per Micciché l’ex cavaliere «è stato preso per pazzo quando disse che avrebbe fatto un partito in grado in un mese di vincere le elezioni, è stato preso per pazzo anche quando ha comprato il Milan promettendo la Coppa dei Campioni. E anche ora lo prendono per pazzo quando si parla di lui al Quirinale, ma questa può essere la cosa più giusta che ha pensato».
Il clima in Forza Italia è questo. Ma la vera scommessa che Micciché spera di vincere è quella di fare del partito il perno intorno al quale si può cementare l’alleanza di centrodestra, dagli ex Dc ai sovranisti. Tutti insieme ma con un peso specifico del centro in grado di dettare la linea, questa è la strategia del presidente dell’Ars. Ecco perché intanto si parte dalla ritrovata unità in Forza Italia, dove ieri sono tornati simbolicamente a sedersi accanto tutti i big: da Gaetano Armao (lodato da Tajani per il suo ruolo di propulsore degli investimenti) all’assessore e rappresentante dell’area etnea Marco Falcone, costretto nel frattempo a rintuzzare l’eco di una inchiesta che arriva da Catania. Allo stesso modo una prova di unità mette in campo il gruppo parlamentare, forte degli ingressi dell’ultimo anno soprattutto da partiti centristi. E per il capogruppo Tommaso Calderone: «È Miccichè che mette le toppe a tante falle»
La kermesse è servita a Micciché anche per registrare il via libera nazionale alla sua linea di allargamento del partito. Lo dirà Maurizio Gasparri, da un palco in cui si è ritroverà da solo per via di un programma modificato di continuo e dunque scivolato nell’improvvisazione: «Sono d’accordo con Gianfranco. Lui non sta facendo il centro ma vuole allargare l’ala del centrodestra. Perché allargando poi alla fine si vince». Il riferimento è ai renziani, ormai una costola di Forza Italia: se non tutto il partito dell’ex premier almeno alcuni big siciliani, rappresentati ieri a Mazara da Edy Tamajo. Ma aleggia sulla convention anche il peso di Cuffaro e della sua Nuova Dc: molti degli uomini dell’ex presidente che ha finito scontare una condanna per favoreggiamento alla mafia sono ora nelle file azzurre e pressano per sancire ufficialmente il nuovo abbraccio reciproco.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia