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Pensioni d'invalidità, il governo: «Ridaremo l'assegno a chi lo ha perso»

Il ministro Stefani assicura che un decreto permetterà di superare la pronuncia della Cassazione che condanna chi ha un handicap tra il 74 e il 99% a rinunciare all’assegno da 287 euro mensili quando svolge lavori anche a bassa retribuzione. Parte inoltre la riforma delle disabilità

Il ministro Erika Stefani in piazza Colonna, a Roma, con i giovani del progetto Route 21

Il governo vuole cancellare il taglio della pensione di invalidità per chi lavora, una misura fortemente contestata in questi giorni da chi percepisce l’assegno.

Il ministro: «Ridare l’assegno anche a chi lavora»

«Sto lavorando con il ministro del Lavoro Andrea Orlando per introdurre nel primo decreto legge utile una norma che ridia sollecitamente l’assegno di invalidità ai disabili fra il 74 e il 99% che svolgono un’attività lavorativa», ha detto ieri il ministro per i Disabili, Erika Stefani, a margine dell’incontro in piazza Colonna, a Roma, con i protagonisti di Route 21, un tour di migliaia di chilometri sulle strade italiane a bordo di Harley Davidson con sul sedile posteriore giovani viaggiatori affetti da sindrome di Down. «Putroppo - spiega il ministro Stefani - la sentenza della Corte di Cassazione è tranchant, ma, come legislatori, rimedieremo presto».

La sentenza della Cassazione

Il governo metterà quindi mano a una pronuncia della Cassazione che condanna i disabili tra il 74 e il 99% a rinunciare all’assegno di invalidità da 287 euro mensili, se vogliono essere attivi e lavorare. Dove per lavorare si intende un lavoretto al massimo da 400 euro al mese per non superare il tetto di reddito annuale, compatibile con l’assegno di invalidità, da 4.931 euro all’anno. Un cortocircuito che rischia di lasciare ai margini migliaia di persone affette da disabilità non grave.

Il messaggio dell’Inps

La questione è riemersa qualche giorno fa, quando l’Inps ha pubblicato un messaggio - il numero 3495 del 14 ottobre a firma del direttore generale Gabriella De Michele - in cui si dice che dal 14 ottobre 2021 in poi «l'assegno mensile di assistenza di cui all’articolo 13 della legge n. 118/1971, sarà pertanto liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario». Quindi stop all’assegno se c'è il lavoretto.

La riforma delle disabilità

Ieri, intanto, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega in materia di disabilità. «Contiamo di approvare il disegno di legge in Parlamento entro il 31 dicembre - afferma ancora il ministro Stefani - e poi avremo 20 mesi di tempo per emanare il decreto delegato. I tempi sono già stabiliti perché la legge delega sulla disabilità fa parte del Pnrr. Ci sarà un riordino normativo. Il cardine della legge è che il mondo della disabilità non è solo assistenziale e sanitario. La persona disabile deve poter scegliere come vivere e con chi vivere».

L’unificazione degli accertamenti

Una revisione complessiva della normativa sulla disabilità che consentirà l’unificazione di tutti gli accertamenti che riguardano l’invalidità civile, la cecità civile, la sordità civile, la sordocecità, l’handicap ma soprattutto un nuovo sistema di valutazione «multidimensionale e multidisciplinare» che consentirà di elaborare progetti di vita personalizzati e quindi garantire al disabile una vita indipendente. Sono le principali novità della nuova legge delega.

Il ministro: «Al centro c’è la persona»

«Una svolta in campo normativo», ha commentato il ministro alle Disabilità Erika Stefani, perché, ha spiegato, «pone al centro la persona con le sue esigenze, le sue relazioni, i suoi desiderata: si realizza così l’obiettivo del progetto di vita personalizzato e partecipato, fondamentale richiesta del mondo associativo ed essenza della convenzione Onu».

Il budget di progetto

Il cuore della riforma, contenuta nel Pnrr, sarà proprio il nuovo sistema di riconoscimento della condizione di disabilità che con l’elaborazione del progetto di vita potrà contare anche sul «budget di progetto», ovvero la quantità e la qualità delle risorse economiche (ma non solo) a disposizione per supportare l'autonomia e l’indipendenza del disabile in età adulta e prevenire così le forme di istituzionalizzazione.

La riqualificazione dei servizi

Nella riforma è prevista anche la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di accessibilità e inclusione, conferendo ad un unico soggetto pubblico l’esclusiva competenza sui processi valutativi di base per uniformare su tutto il territorio nazionale gli aspetti organizzativi e procedurali, riducendo così anche i conteziosi.

Il Garante delle disabilità

Infine, la nuova normativa prevede l’istituzione del Garante nazionale delle disabilità, che dovrà tutelare e promuovere i diritti delle persone con disabilità, assistere quanti vedono violati i propri diritti e formulare raccomandazioni e pareri alle amministrazioni e promuovere campagne di sensibilizzazione e di comunicazione per una cultura del rispetto dei diritti delle persone.

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