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Pensioni, scontro fra Lega e Pd: tensioni nella maggioranza

Giovedì dovrebbe tenersi il Consiglio dei ministri per il varo della legge di bilancio e tra le forze politiche manca l'accordo su diversi punti

Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco

Si alza la tensione nella maggioranza sulle pensioni e il cantiere della manovra sembra destinato a restare aperto fino a giovedì 27 ottobre, quando potrebbe essere convocato il Consiglio dei ministri per l’approvazione della legge di bilancio.

Le cifre non si toccano

Le prossime ore serviranno a trovare, con la maggioranza e con le parti sociali, una difficile intesa sui tanti nodi ancora da sciogliere, a partire dal meccanismo per superare Quota 100. Il governo ha fissato i suoi paletti con il Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles: per ciascun capitolo della manovra sono state definite le grandi cifre e - il messaggio è chiaro - non si intende stravolgere quell'impianto. Ma la tensione in maggioranza si alza su come usare i fondi. Anche perché Enrico Letta, il segretario del Pd, dice no al sistema delle Quote che è invece fortemente voluto dalla Lega e chiede di intervenire con un meccanismo flessibile, in particolare per lavori gravosi e donne. L’esecutivo ha respinto la proposta di Matteo Salvini di applicare Quota 102 per due anni, perché creerebbe uno scalone. Si starebbe lavorando su un meccanismo con età fissa di uscita a 64 anni fino al 2024 e contributi crescenti. L’idea potrebbe essere più gradita ai Dem ma non convincerebbe ancora i leghisti, che però dicono di voler trattare e lanciano le loro contro-proposte.

I tempi della manovra

Un confronto con i sindacati, che hanno già bocciato la proposta del governo sulle pensioni, e una riunione della cabina di regia dovrebbero precedere l’approdo della manovra in Consiglio dei ministri. Ad ora non risultano convocazioni, ma appare difficile che il Consiglio dei ministri si svolga oggi, martedì (in mattinata il premier Mario Draghi è atteso a Bari), e anche la data di domani, mercoledì, sembra difficilmente praticabile per gli impegni nell’agenda del ministro dell’Economia Daniele Franco. Dunque, giovedì è la data più plausibile, anche perché da venerdì il premier è impegnato nel G20.

Colloqui decisivi

Matteo Salvini, che con Silvio Berlusconi riunirà i ministri di Lega e Forza Italia, sulla manovra, si dice pronto a incontrare Draghi per affrontare i temi aperti. E un colloquio, secondo fonti parlamentari, potrebbe esserci anche con il leader del M5S Giuseppe Conte, che preme per la proroga (ad oggi non prevista) del «suo» cashback.

Il nodo delle pensioni

Per tutto il weekend è andato avanti il lavoro dei tecnici, con contatti informali con i «luogotenenti» dei partiti. La Lega in particolare ha provato a insistere sul meccanismo di Quota 102 per il 2022 e il 2023, ma dall’esecutivo avrebbero ribadito il «no» alla proposta, che era già stata respinta nel Consiglio dei ministri sul Documento programmatico di bilancio della scorsa settimana, nel corso del quale Franco aveva proposto Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. Ora il governo avrebbe aperto alla possibilità di tenere per tre anni ferma l’età di uscita a 64 anni e aumentare gradualmente i contributi (38 anni nel 2022, 39 nel 2023, 40 nel 2024). Ma la soluzione non convince la Lega che rilancia con Quota 41, la pensione con 41 anni di contributi, magari tenendo ferma un’età minima in uscita per superare le forti perplessità del governo. In più, i leghisti chiedono più flessibilità per micro-aziende e precoci, mentre i Dem puntano sulle donne e i giovani. «Il problema di fondo è che è sbagliato il metodo della quota, servono flessibilità per i gravosi e opzione donna», chiarisce Letta. Ma il nodo resta quello delle risorse, perché per aumentare (si parla di circa un miliardo) i fondi della manovra, bisogna trovarli o toglierli altrove.

Il capitolo delle tasse

Ancora da definire è anche il capitolo del taglio delle tasse, tanto spinoso che la decisione potrebbe essere rinviata all’iter parlamentare della manovra: Draghi e Franco vorrebbero destinare gli 8 miliardi disponibili a tagliare il cuneo per i lavoratori, ma centrodestra e imprese insistono per cancellare o almeno ridurre l’Irap.

I bonus per l'edilizia

Sul capitolo dei bonus si annuncia un’altra battaglia. Perché l'estensione al 2023 dell’incentivo al 110% non solo per i condomini ma anche per le villette, come chiedono tutti i partiti, avrebbe costi troppo elevati, secondo le stime del governo. Non è escluso che alla fine venga concessa una proroga di pochi mesi - da giugno a dicembre 2022 - anche per le abitazioni unifamiliari, ma le perplessità dell’esecutivo restano, visto che la misura nel lungo periodo è insostenibile e la ripresa dell’economia la rende meno essenziale a spingere il settore edile. Il Pd, con il ministro Dario Franceschini, insiste anche per il bonus facciate, già bocciato in Consiglio dei ministri da Draghi, anche con una riduzione della percentuale dal 90% al 70%. Si vedrà, ma gli spazi di manovra appaiono ridotti.

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