«Ridurre la bocciatura dei progetti del Piano nazionale ripresa resilienza Pnrr a una mera bega politica e allo scontro medievale Nord-Sud non fa bene allo sviluppo di questa regione». È quanto afferma Coldiretti Sicilia che parla di «bocciatura sconvolgente che arriva al termine dell’ennesima stagione in cui gli agricoltori hanno dovuto fronteggiare la siccità con irrigazioni di soccorso per salvare il raccolto».
Per Coldiretti, «alla luce della situazione disastrosa in cui versano le condutture e gli alti costi dell’acqua tutto questo appare come una beffa. Lo stop è talmente paradossale che ci auguriamo che possano essere recuperati soprattutto alla luce del fatto che i progetti per installare pannelli fotovoltaici, invece, vengono approvati immediatamente. Tutto ciò appare come una pianificazione per affossare la nostra agricoltura», conclude Coldiretti Sicilia.
Sulla questione interviene la Cgil. La bocciatura dei progetti per opere irrigue è «un danno enorme per l’agricoltura siciliana, per i consorzi bonifica che già non navigano in buone acque e per i lavoratori del comparto», afferma Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia. «Abbiamo di che - aggiunge - temere per il complesso dei finanziamenti possibili». Secondo il segretario generale della Cisl di Palermo, Leonardo La Piana, «rischiamo di andare verso un default sociale ed economico delle nostre province se non si affrontano subito almeno i tre nodi cruciali: l’uso del Pnrr nel modo adeguato per non rischiare di vanificare lo strumento nato per la rinascita dell’economia: non si può far funzionare un iphone con i gettoni telefonici». E per la Uil «i progetti bocciati da Roma sarebbero stati fondamentali per riammodernare il sistema irriguo dell’Isola. Adesso - dice il segretario generale della Uil Sicilia Claudio Barone - non ci interessa sapere di chi è la colpa della loro bocciatura, dobbiamo capire se è possibile recuperarli utilizzando magari fondi alternativi. L’agricoltura siciliana ha bisogno di questi interventi». Per Barone «sarebbe opportuno verificare prima il materiale da inviare al governo nazionale. Non possiamo scoprire, sempre dopo, che sui nostri progetti ci sono osservazioni e critiche. Ma quello che più ci spaventa è la mancanza totale di dialogo con Roma, bisogna uscire da questo cortocircuito».
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