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Regione Siciliana, il presidente Musumeci minaccia un rimpasto

Appello di Miccichè: «Aiutateci a garantire il numero legale, venite in Parlamento e poi votate come vi pare»

Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana

Ieri - martedì 28 settembre - è  finita con un disperato appello del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, all’opposizione: «Aiutateci a garantire il numero legale, venite in Parlamento e poi votate come vi pare». Fotografia di un’altra giornata di impasse provocata dalle fibrillazioni nella maggioranza. Di fronte alle quali il  presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, riunito fino a notte con i deputati di Diventerà Bellissima, è tornato a minacciare reazioni estreme, che potrebbero portare anche a modifiche dell’assetto in giunta. In mattinata la commissione Affari istituzionali ha rinviato per l’ennesima volta la votazione sulle nomine nei collegi sindacali di Asp, ospedali e Irca. Sono nomine che, secondo gli alleati, sono state fatte da Musumeci senza consultare la coalizione. E la coalizione non le sta difendendo. Ieri in commissione c’erano solo i deputati di Pd, 5 Stelle e il presidente Stefano Pellegrino (Forza Italia). Mentre erano assenti gli altri forzisti, l’Mpa, la Lega e perfino i deputati di Diventerà Bellissima.

La scena si è poi ripetuta in aula nel pomeriggio, dove era fissata la votazione del Rendiconto del 2019: un atto normalmente di routine ma indispensabile per portare al voto poi l’assestamento di bilancio 2021 e la manovra 2022. Al momento di aprire la votazione Micciché ha constatato che c’erano solo 28 deputati su 70. È partito un frenetico giro di telefonate per richiamare gli assenti ma non si è andati oltre i 31 presenti: troppo pochi. E Micciché non l’ha mandata giù: «Capisco che deve essere la maggioranza a garantire il numero legale, ma chiedo all’opposizione di aiutarci». Le votazioni riprenderanno oggi e Micciché ha usato un escamotage per «spingere» i deputati in aula: ha unito il voto sul Rendiconto a quello previsto per le variazioni di bilancio e per i forestali (temi cari a ogni partito). Si vedrà se il piano funzionerà e se i tentativi di Musumeci di serrare le file della maggioranza saranno andati a buon fine: ieri sera il presidente ha riunito il gruppo di Diventerà Bellissima e sul tavolo è tornata l’ipotesi di modificare la giunta, sostituendo gli assessori espressione di partiti a lui ostili (Lega in primis, ma anche centristi) con dei fedelissimi, che rispecchiano la forza dei gruppi all’Ars. Il presidente, presente a Sala d’Ercole, ieri era furibondo, perché ha visto che al momento di contare le presenze per il voto sul rendiconto alcuni deputati leghisti e forzista sono usciti dall’aula.

Non a caso proprio ieri i leghisti hanno alzato il livello di critiche a Musumeci. Per Luca Sammartino «il presidente deve dedicarsi di più ai problemi irrisolti, incominciando dall’emergenza rifiuti che grida vergogna in tutti i Comuni siciliani». Sammartino ha poi ricordato che candidando il segretario Nino Minardo alla Regione per il 2022 «Salvini ha preso le distanze da Musumeci». Per i grillini «Musumeci non controlla più la maggioranza. Faccia un passo indietro e chiuda questa tormentata legislatura». Posizione condivisa dal Pd: «Sono spaccati su tutto, si arrovellano sulle nomine e litigano sulle candidature. Musumeci non può pensare di andare avanti così. Si dimetta» dice il segretario Anthony Barbagallo.

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