Nuova tegola sul governo siciliano. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la sanatoria votata dall’Ars sugli abusi compiuti nelle aree sottoposte a vincolo relativo. Ad annunciarlo Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia: "L’ennesima sberla al Parlamento siciliano - dichiara -. Il tempo delle sanatorie è finito e bisogna tutelare il paesaggio. Adesso l’assessore Cordaro si impegni a ripristinare la legalità". Nel 2021 sono state impugnate 8 leggi su 19 della Regione siciliana.
"Lo avevamo detto e scritto più di un anno fa in una lettera aperta ai tutti i deputati regionali di non approvare questa norma anticostituzionale, già cancellata dalla Corte costituzionale, dannosissima perché alla fine legittima altri abusi edilizi - aggiunge -. Ma non siamo stati, ancora una volta, ascoltati e l’Ars è stata di nuovo mortificata".
Per Legambiente: "Bisogna che finalmente il legislatore regionale prenda atto che il tempo è cambiato e non sono più ammissibili e accettate sanatorie. Dovrebbe invece occuparsi di come preservare meglio, di più e in modo concreto le nostre bellezze paesaggistiche". "E dopo questa ennesima brutta figura del più antico parlamento d’Europa, soprattutto a causa dell’insistenza dell’assessore Cordaro, conoscendo le sue nobili motivazioni, sicuramente non elettoralistiche, nel proporre e nel difendere questa norma, ci aspettiamo che adesso lo stesso assessore si adoperi con decisione e abnegazione nel risolvere il problema di tutti quei siciliani che, dopo aver compiuto un abuso edilizio e svanita la prospettiva della sanatoria, dovranno mettere a posto le carte e ripristinare la legalità nei loro immobili. È la sfida che gli lanciamo", conclude.
Per il M5S, la legge regionale sulle aree paesaggistiche avrebbe dato "il via libera all'ennesimo scempio ambientale: un condono edilizio che avrebbe consentito agli immobili totalmente abusivi, costruiti in aree di valore paesaggistico, di potere rimanere esattamente dove sono. Siamo felici che Roma, come avevamo chiesto con tanto di nota ufficiale, abbia messo una toppa, una grande toppa, alle spregiudicatezza del governo Musumeci che continua, con i fatti, a dimostrarsi il nemico numero uno dell'ambiente".
"Sarebbe stato – afferma Giampiero Trizzino - un caso unico nel panorama italiano ed è per questo che eravamo più che convinti che fosse assolutamente illegittimo: da qualsiasi altra parte, immobili di questo tipo vengo abbattuti, ordinando al responsabile il ripristino dei luoghi. Roma ha dato ragione a noi e torto ad un governo che di ambientalista non ha assolutamente nulla".
"In Sicilia – conclude Trizzino - la politica con la 'p' minuscola aveva deciso che se hai commesso un reato, puoi farla franca. Alla faccia di chi rispetta le regole e paga le tasse. Qualcuno dica a Musumeci che le legge è uguale per tutti. Anche in Sicilia".
Ed è arrivata la dichiarazione anche dell’assessore regionale all’Ambiente Toto Cordaro: "Restiamo certi della bontà e della coerenza giuridica della norma impugnata. L’articolo esitato favorevolmente dal Parlamento siciliano era stato dibattuto, trovandone piena adesione con tutti gli ordini professionali competenti (ingegneri, architetti, agronomi, geologi) e con i rappresentanti degli atenei siciliani. E prima di approdare in Aula aveva trovato il voto favorevole della Commissione Urbanistica dell’Ars e la condivisione dell’Ufficio legislativo della stessa Assemblea regionale".
"Chi oggi gioisce - prosegue Cordaro - è nemico dei siciliani, ai quali finalmente, dopo venti anni, avevamo ridato certezza del diritto. Adesso dal governo nazionale e dal Parlamento ci attendiamo soluzioni a un problema che riguarda decine di migliaia di cittadini della nostra Isola e non soltanto un’impugnativa che ha il sapore della suggestione politica guidata dalla Sicilia, in considerazione che i due ministeri che hanno eccepito le osservazioni che hanno poi portato alla decisione del Consiglio dei ministri sono guidati dal Pd e dal Movimento 5 stelle. Non appena leggeremo le motivazioni - conclude -, valuteremo se resistere davanti alla Corte costituzionale e o se intraprendere un percorso che non può non coinvolgere il Parlamento nazionale".
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