Ormai è più che un'ipotesi: Green pass obbligatorio per decine di categorie di lavoratori, operai compresi. Resta però un nodo importante da sciogliere, quello sui costi dei tamponi.
Dopo aver incassato la certezza per il voto al decreto legge sull'emergenza Covid senza la necessità di apporre la fiducia, il Governo punta ad estendere l'utilizzo del certificato a dipendenti della pubblica amministrazione e aziende. Il via libera potrebbe arriva in un eventuale consiglio dei ministri giovedì con un nuovo decreto legge composto di un solo articolo, che dovrebbe prevedere l'estensione del lasciapassare ai dipendenti della Pubblica amministrazione e del settore privato.
E nonostante il pressing di Confindustria, dall'Esecutivo trapela che - esclusi i fragili - il costo dei tamponi non sarà coperto dallo Stato non solo perché a pagarli non dovrà essere la collettività ma perchè ciò costituirebbe un forte disincentivo alla vaccinazione.
Anche se i dati sono al momento stabili, il governo pensa all'autunno e ai rischi di una nuova ondata. Archiviata la questione sul voto in Parlamento al primo decreto di fine luglio che ha introdotto il Green pass - tutti i partiti della maggioranza, compresa la Lega, hanno ritirato gli emendamenti al dl all'esame della Camera - l'esecutivo è pronto al nuovo provvedimento, anche alla luce delle intese tra sindacati e Confindustria in queste ore: il certificato verde, probabilmente da ottobre, sarà necessario per dipendenti statali e privati.
Manca però un tassello fondamentale: chi garantirà i costi dei tamponi per consentire il lasciapassare anche ai lavoratori non vaccinati e come saranno effettuati i controlli? Dopo aver ricevuto ieri a Palazzo Chigi il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in queste ore il premier Mario Draghi ha incontrato il leader degli industriali. Carlo Bonomi, che invoca il passaporto verde, sui test avverte: "Se c'è un accordo tra la parti sociali bisogna poi pensare ad un intervento sociale, non si può pensare che il costo sia a carico delle imprese".
E Landini, pur non dichiarandosi contrario all'introduzione del certificato nei luoghi di lavoro, chiede che "Governo e Parlamento si assumano la responsabilità politica di prevedere l'obbligo vaccinale per tutti, obbligo previsto allo Stato solo per il personale sanitario" in modo da "evitare di produrre nei fatti divisioni nei luoghi di lavoro".
Confapi, la confederazione delle piccole e medie imprese, sarebbe invece favorevole all'eventualità che a pagare i tamponi siano i cosiddetti 'enti bilaterali' cioè quella rete che ruota attorno alle società per fornire servizi. Anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, insiste: "Test gratuiti soprattutto a minori, disabili, per le famiglie con figli che non possono spendere 30 euro a tampone per due o tre ragazzi", aggiungendo un secco "no a qualsiasi tipo di obbligo visto che gli italiani già in 40 milioni hanno volontariamente, liberamente e positivamente scelto di vaccinarsi".
Ipotesi che invece non è del tutto scartata dall'ex premier e capo dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte: "se si arriverà, alla luce dei dati epidemiologici e delle condizioni che ci saranno fornite, alla proposta di rendere obbligatorio il vaccino non lo escludiamo affatto".
Resta in piedi l'ipotesi dell'obbligo vaccinale. "In queste ore lavoriamo per l'estensione del green pass e poi valuteremo i dati - ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a Di Martedì su La7 -. Se i dati renderanno necessario l'obbligo non avremo paura ma serve ancora qualche settimana di approfondimento. Non è una scelta già presa ma un'opzione possibile che la costituzione consente". Il ministro ha precisato che dovranno essere valutati i dati del prossimo mese e mezzo. "Oggi ci sono più dosi, immaginare l'obbligo in una stagione precedente sarebbe stato illusorio, oggi invece con più dosi è una possibilità da valutare, sui dati del prossimo mese e mezzo".
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