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Stop alla stabilizzazione degli Asu in Sicilia, il governo Draghi boccia 10 articoli della Finanziaria

La scure Draghi sulla Finanziaria siciliana: il Consiglio dei ministri ha impugnato alcuni articoli della legge di stabilità regionale dello scorso aprile perchè le norme eccedono "dalle competenze statutarie della Regione siciliana" e "violano gli articoli 3, 81, terzo comma, 97, 117, secondo comma, lettera e), l), m), e terzo comma, e 118 della Costituzione", come si legge nella nota diffusa al termine della riunione di ieri.

Nessuna stabilizzazione, dunque, per il personale Asu in servizio presso gli enti locali dell’amministrazione regionale. L'impugnativa accoglie gli appunti mossi dall’ufficio legislativo del Mef e che i tecnici avevamo messo nero su bianco in vista dell’esame del consiglio dei ministri già lo scorso 28 maggio.

In totale sono 4400 dipendenti occupati da più di 20 anni in diversi uffici periferici e che il governo Musumeci avrebbe voluto stabilizzare con la manovra approvata ad aprile dall’Ars. Per il ministero sono diverse le criticità della norma tra cui anche la copertura
finanziaria della norma, gli equilibri di bilancio e la parità di trattamento tra lavoratori.

Inoltre, la disposizione sconfina al di fuori della competenza regionale, "perché interviene, in via generale, nella materia degli enti locali" nonché "in materia di personale non regionale". I sindacati, già nei giorni scorsi, avevano indetto uno stato di agitazione, sostenendo che "grazie al lavoro di questi 4.400 lavoratori, privi di contratto e senza contributi da 24 anni, che è possibile tenere aperti materialmente diversi uffici, musei, aree archeo- logiche".

In totale sono stati impugnati dieci articoli tra cui gli avanzamenti di carriera e quello relativo alla cannabis terapeutica.

"I molteplici accordi conclusi con il Governo centrale, l'ultimo il 14 gennaio scorso al quale è conseguita l’adozione del Piano di rientro della Regione, hanno condotto ad adottare modalità specifiche di ripianamento dei disavanzi provenienti dalle precedenti gestioni, dimostrano che la Regione ha voltato pagina nella gestione degli equilibri di bilancio e recuperato credibilità finanziaria. È di ieri la notizia che il Consiglio dei Ministri ha superato, sulla base delle puntuali argomentazioni del Governo regionale, i rilievi sulla manovra finanziaria 2021 ritenendo esente da censure la legge regionale di bilancio n. 10/2021. Il giudizio di parifica del rendiconto, al confine tra la funzione di controllo e quella giurisdizionale, collegato alla legge di approvazione del rendiconto si colloca tra l’attività di rendicontazione e la legge regionale che lo approva in “funzione di ausiliarietà". Lo ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, intervenendo nel corso dell'udienza della Corte dei Conti per la parificazione del rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2019.

"Il Governo regionale - ha proseguito Musumeci - non chiede prebende o regalie, ma le risorse per garantire l’espletamento delle funzioni statutariamente attribuite e i livelli essenziali delle prestazioni costituzionalmente riconosciuti e che con l’attuale  gettito è insostenibile, le compartecipazioni fiscali concordate nella scorsa legislatura, infatti, al netto dell’ ingente concorso al fondo sanitario regionale, non attribuiscono risorse “aggiuntive” alla Regione siciliana limitandosi a introdurre minimi correttivi agli effetti distorsivi recati sul gettito devoluto da alcuni provvedimenti normativi statali. La capacità espansiva delle entrate nel bilancio regionale deve invece essere ancorata all'incremento del gettito tributario assicurato dalle modifiche del sistema di devoluzione delle entrate. In tal senso  ho chiesto un incontro al Presidente del Consiglio per ridefinire urgentemente gli accordi finanziari riconoscendo alla Sicilia quanto necessario a garantire i diritti di cittadinanza, mentre al Ministero dell’economia è già insediato il gruppo di lavoro misto Stato-Regione che, dopo una lunga pausa connessa anche alla pandemia, sta definendo le linee della nuova normativa di attuazione in materia finanziaria".

Sono una decina le norme della legge di stabilità regionale impugnate dal Cdm "ma l’impianto della manovra finanziaria è assolutamente salvo e corretto" dichiara Gaetano Armao. L’assessore regionale all’economia spiega che la Ragioneria generale aveva avanzato sospetti di incostituzionalità su 46 norme, "alla fine la legge di bilancio è passata indenne al vaglio e su quella quella di stabilità l’impugnativa riguarda una decina di norme, il 90 per cento di iniziativa parlamentare". "Su 115 articoli della finanziaria ci sta che una decina siano contestabili - aggiunge - tutte le vestali che avevano detto che la manovra sarebbe saltata dovrebbero prenderne atto". "Ringrazio la ministra Gelmini per il confronto sereno e costruttivo portato avanti», conclude l’assessore.

Sulla pelle dei lavoratori non si scherza. Governo e Ars ci convochino immediatamente per trovare una soluzione condivisa e finalmente definitiva alla questione Asu”. A dirlo i segretari regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e UilTemp, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera e Danilo Borrelli. “Come era, purtroppo, prevedibile e malgrado i chiarimenti resi con le controdeduzioni ai rilievi del MEF - proseguono - la norma non ha passato il vaglio di Roma. Tutto ciò non è altro che la conseguenza di un rapporto politico-tecnico labile, se non inesistente, tra Governo regionale e Governo nazionale. E questo non è più ammissibile perché ci sono norme, delicate e complesse per il loro contenuto, che vanno accompagnate passo dopo passo fino a poter dispiegare i loro effetti”.

“Adesso – concludono Agliozzo, Montera e Borrelli - occorre rimediare, e al più presto, per chiudere questa terribile pagina di precariato tutto siciliano che interessa 4.571 lavoratori che per 595 euro al mese circa, hanno tenuto in vita uffici, musei, aree archeologiche e che da anni ormai portano avanti, con grande senso di responsabilità, ruoli e mansioni importanti ma che non gli sono riconosciuti. Per questo serve grande coesione e il sostegno di tutte le forze politiche, a livello nazionale e regionale”.

“Nonostante le rassicurazioni del Governo regionale sulle interlocuzioni con Roma, l'articolo 36 della Finanziaria regionale è stato impugnato dallo Stato bloccando il processo di stabilizzazione di oltre 4.500 Asu che da anni consentono il funzionamento di uffici ed enti pubblici".  Lo dicono Giuseppe Badagliacca, Clara Crocè e Gianluca Cannella del sindacato Csa-Cisal. "A questo punto - continuano - è necessario convocare subito il tavolo permanente al quale porteremo tre proposte: strutturalità del finanziamento fino al 2038, trasformazione dei contratti a tempo indeterminato almeno per le stesse ore attuali, aumento complessivo della dote finanziaria per la fuoriuscita incentivata ma senza paletti di alcun tipo. I lavoratori sono stanchi dei rimpalli e dei rinvii, hanno diritto ad avere risposte concrete e pertanto, in attesa della convocazione del tavolo, si conferma lo stato di agitazione”.

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