I brevetti sui vaccini possono essere sospesi ma vanno insieme rimossi tutti i blocchi alla loro esportazione. Mario Draghi precisa così la sua posizione, nel corso della cena di lavoro dei leader europei che chiude la prima giornata del Social Summit di Oporto.
Il premier italiano sostiene la linea, rilanciata con forza da Emmanuel Macron, di andare in pressing sui Paesi extra Ue, a partire dagli Stati Uniti, perché la smettano di bloccare l’export dei vaccini Covid. Ma sui brevetti plaude a Joe Biden. Non frena la sua proposta di sospensione, come fanno leader e istituzioni europee. Non sposa lo scetticismo di Angela Merkel. Draghi afferma il suo «favore» per la proposta del presidente americano e afferma che un intervento «temporaneo ben congegnato» è possibile.
Anche perché è tempo per «Big Pharma», che dai governi ha ricevuto tanto, di restituire qualcosa. Per un Paese, come l’Italia, che con qualche difficoltà sta lavorando per produrre vaccini Covid sul proprio territorio, è importante agire sulle filiere produttive a livello europeo e mondiale. Così come è cruciale dare una mano ai Paesi meno sviluppati, a partire da quelli del Nord Africa e dell’Asia, sia per ragioni umanitarie che per evitare un ritorno del contagio che a fatica si sta arginando. Non solo l’aumento della produzione e lo sviluppo di filiere diffuse a livello globale potrebbe avere effetti positivi sul costo dei vaccini, osservano fonti ministeriali italiane, ma vanno anche tenute in conto considerazioni geopolitiche e il tentativo di sottrarre Paesi come il Marocco o l’India all’influenza di Cina e Russia.
Draghi a Roma il 21 maggio ospiterà il Global Health Summit, che tenterà anche di disegnare una prospettiva sul fronte della produzione e distribuzione dei vaccini. L’imperativo, dice ai colleghi nel suo intervento alla cena di lavoro di Oporto, è accelerare l’immunizzazione dei cittadini, con trasparenza e affidabilità. E insieme aumentare la produzione in ogni parte d’Europa. Ma l’Ue, sottolinea, non può far cadere il grido di allarme che risuona dai Paesi meno sviluppati: siamo di fronte all’evento unico di milioni di persone che stanno morendo perché non in condizione di acquistare vaccini. Anche per questo è giusto esigere che tutti i Paesi produttori rimuovano i blocchi alle esportazioni: l’Ue può esigerlo, dal momento che esporta l'80% della propria produzione verso paesi che invece non esportano.
In questo contesto, di rimozione dei blocchi, che la proposta di Biden può essere sposata, afferma Draghi. Sapendo che la sospensione dei brevetti - che non sarebbe, sostiene, un disincentivo all’industria farmaceutica - è un’idea realistica se insieme si affrontano i problemi di sicurezza della produzione e della incredibile complessità del processo produttivo. E’ in questo ragionamento che si inserisce la sferzata alle cosiddette «Big Pharma». I giganti dei vaccini hanno ricevuto - osserva Draghi - finanziamenti enormi dai governi, e a questo punto ci sarebbe quasi da aspettarsi che ne restituissero almeno una parte a chi ha bisogno. Come europei non possiamo ignorare questo problema. Sappiamo che le risorse finanziarie non sono e non saranno mai sufficienti. Ma - sottolinea il premier italiano - il grido risuona.
(ANSA)
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