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Coronavirus in Sicilia: la commissione Antimafia indaga su bandi, spese e assunzioni

La commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana ha inviato una richiesta formale a tutti gli organi che si occupano di appalti Covid, per conoscere cifre ed elenchi relativi a bandi, consulenze e procedure per beni e servizi messi in campo dalla Regione per fronteggiare l’emergenza pandemica. Lo ha reso noto il presidente Claudio Fava al termine della seduta di ieri dedicata al caso dei presunti falsi dati Covid alla Regione, durata circa due ore.

«Ci interessava fare chiarezza sull'uso che viene fatto del Comitato tecnico scientifico regionale, sul ruolo della Centrale unica di committenza e sulla spesa legata alla pandemia - ha proseguito alla fine dell’audizione di Mario La Rocca, il direttore della Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute della Regione siciliana - e le risposte ci sono sembrate piuttosto vaghe: è come se ci fosse un gioco delle parti, uno scaricabarile di responsabilità su alcuni passaggi che non sono stati ben registrati in questi mesi sul tema della sanità». A partire dai numeri dell’emergenza nell’Isola.

Ed è stato proprio La Rocca ad ammettere un «disallineamento» tra i dati comunicati quotidianamente e quelli dell’Istituto superiore della sanità che «sono sempre stati caricati correttamente». Questi ultimi dati venivano utilizzati periodicamente «per riallineare le cifre comunicate giornalmente. E questo non è successo solo da noi in Sicilia ma in tutte le regioni d’Italia», ha precisato La Rocca. Tuttavia tra Cuc, assessorato e Cts, per Fava «ciascuno rinvia la palla nel campo dell’avversario per cui alla fine la sintesi è che questi dati restano numeri abbastanza astratti e non sempre legati alla realtà».

Ma a sollevare più perplessità è stata la Centrale unica di committenza della Regione: «Non funziona - ha sottolineato Fava - e non si comprende se ci sia la volontà politica di metterla al servizio di un gestione trasparente ed efficace della spesa pubblica», mentre fino a ora «si è proceduto in senso contrario, con un sistema affidato alle proroghe dei vecchi affidamenti». Tutto questo in una regione dove «abbiamo aziende che sono sotto indagine giudiziaria e che continuano a gestire appalti per centinaia di milioni perchè la Cuc non è stata capace di affrontare questo nodo». Da qui è scaturita la richiesta di documentazione da parte della commissione rivolta all’assessorato alla Salute, alla Protezione civile e al presidente Musumeci: «La preoccupazione che ci siano pochi controlli e criteri di elargizione troppo laschi - ha concluso Fava - è un dubbio più che legittimo».

 

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