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Marevivo, lettera aperta del presidente a Draghi: "Serve una cabina di regia per il mare"

Foto che, a distanza di un anno (2011/2012), dimostra gli effetti della pesca da frodo sullo Scoglio del Vervece (Zona A , Area Marina Protetta di Punta Campanella, Golfo di Napoli). Credits: Franco Banfi.

Con una lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, Marevivo chiede con urgenza una "Cabina di regia per il mare".

Inserire  nel Comitato Interministeriale alla Presidenza del Consiglio per la Transizione Ecologica (CITE), una consulta che metta insieme i dicasteri che hanno competenza sui temi del mare è, secondo il presidente di Marevivo Rosalba Giugni, un'occasione irripetibile.

La richiesta è stata avanzata in Commissione Ambiente al Senato durante le audizioni sul PNRR, Inoltre è stato presentato a firma dell’On Paola Deiana un emendamento al DL sul riordino delle attribuzioni dei ministeri.

"L’Italia - si legge nella lettera -, con i suoi 8000 kilometri di coste, 32 aree marine protette, 9 arcipelaghi, 27 isole minori, oltre 500 tra porti e approdi  e un’economia legata al mare che contribuisce per il 3% al Pil del Paese, senza contare al benessere fisico e mentale per chi frequenta o vive in quei luoghi, non possiede un ministero che gestisca questo immenso patrimonio".

Marevivo sottolinea che "dalla dismissione del dicastero della Marina Mercantile i temi legati al mare (es. pesca, trasporti, difesa, turismo, conservazione del patrimonio naturale) sono stati divisi tra sette ministeri e non esiste più una politica forte ed integrata".

Da qui la necessità di una salvaguardia del mare che non sia solo episodica. "Vedi l’attacco ai Faraglioni di Capri smantellati dai pescatori di frodo di datteri di mare - si legge ancora nella lettera -. L’arresto dei colpevoli, grazie alla costanza e alla professionalità della Guardia di Finanza, ha fatto notizia per qualche giorno ma poi, come già successo in passato, tutto è già stato dimenticato.

"Marevivo - continua - nel 1988 chiese al ministro della Marina Mercantile Giovanni Prandini il divieto a questa devastante pesca: il Ministro in soli tre mesi emanò un decreto di proibizione della pesca del dattero di mare con severe sanzioni che fu poi integrato con la proibizione alla detenzione e all’importazione".

Quello che manca secondo l'associazione è l'attenzione da parte della politica. "Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che dovrebbe portare alla transizione ecologica il mare è assente - denuncia Marevivo -, come lo è nei 6 obiettivi del Comitato interministeriale in via di costituzione alla Presidenza del Consiglio per la Transizione Ecologica. Siamo ancora un paese che non ama il mare, che lo vede solo come un fornitore di risorse (inclusi i datteri) o di ricavo economico a scopo turistico".

"Marevivo chiede attenzione politica e mediatica a questi temi, un’attenzione che non debba essere continuamente sollecitata. Occorre pianificare la transizione ecologica su solide basi ecologiche: le tecnologie non bastano, se non sono progettate in base a specifiche che considerino i possibili impatti sull’ambiente. Puntualmente, ogni soluzione tecnologica ha portato altri problemi ambientali, risolti con ulteriori proposte tecnologiche che hanno creato altri problemi.

Marevivo chiede che la transizione ecologica si fondi su un profondo rinnovamento culturale che riconosca il valore assoluto dell’ambiente. Non ci possono essere umani sani e economie sane in ambienti malati". E ancora: "Cari politici non ci deludete, le energie del mondo del mare sono tante e aspettano un segnale concreto. Il mare se lo merita e anche noi. Avanti tutta!".

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