Coronavirus e chiusure, confronto in Consiglio dei ministri: da Draghi linea della massima prudenza
"Guardia ancora alta", per fronteggiare le varianti Covid, e misure coerenti con i dati che emergono dalle strutture tecniche. Mario Draghi sceglie la massima prudenza. Contenere i contagi è fattore essenziale per il successo della campagna di vaccinazione. Tra i tecnici c'è chi non ha escluso la necessità di forme di lockdown, quando ci saranno quantità massicce di dosi, per garantire il successo della campagna e il raggiungimento dell'immunità di gregge. Nella maggioranza c'è chi, come Matteo Salvini, preme per iniziare a riaprire. Le diversità di vedute emergono nella prima discussione in Cdm. Draghi però per ora tiene ferma la linea più prudente e attende i nuovi dati, a partire dal rapporto aggiornato dell'Iss sulle varianti, atteso a giorni: sarà probabilmente in base a quei valori che si decideranno le misure da adottare alla scadenza del dpcm, il 5 marzo. Le fasce di rischio, dice più di un ministro, dovrebbero essere confermate, magari non con un nuovo dpcm ma con un decreto legge. Al mattino Draghi riunisce il primo Cdm operativo del suo governo, nel pomeriggio sente al telefono Angela Merkel, in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Si parla dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo, ma soprattuto di Covid, alla luce di dati ancora drammatici dell'emergenza. Il tentativo in atto è unire le forze a livello europeo per far fronte alla carenza di vaccini: intensificare l'approvvigionamento e la distribuzione ma anche la produzione, magari con sinergie tra i Paesi. Il colloquio tra il premier e la Cancelliera, spiegano fonti italiane, è un primo contatto in vista dell'Eurosummit ma il "debuttante" Draghi può contare su un rapporto già solido con Merkel, costruito negli anni in cui era presidente della Bce. Intensificare le vaccinazioni e dare sostegno all'economia, sono del resto i due assi su cui si muove il presidente del Consiglio anche sul fronte interno. Il ministero dell'Economia, conferma Daniele Franco in Cdm ai colleghi, è al lavoro per un decreto ristori che potrebbe arrivare entro questo fine settimana per dar fiato ad attività in affanno. Ma intanto sulle misure anti contagio emergono le prime frizioni. È una discussione educata, quella che va in scena in Cdm: è il premier a dare la parola a chi si prenota per parlare, in una sequenza ordinata, senza le sovrapposizioni e le interruzioni urlate a microfono spento che segnavano - ricorda un ministro - i Cdm più movimentati dei governi Conte. Ma i toni pacati e un confronto che si tiene ancora sulle linee generali, non riescono a nascondere alcune divergenze di fondo. Emergono quando, dopo un'introduzione di Roberto Speranza dai toni preoccupati per la velocità di propagazione delle varianti Covid, Maria Stella Gelmini presenta il documento consegnatole ieri dalle Regioni, in cui si auspica tra l'altro una revisione dei criteri del monitoraggio, dando più peso alle ospedalizzazioni rispetto all'RT. Per il Pd, in linea con Speranza, interviene Andrea Orlando, che sostiene la necessità di mantenere i criteri attuali molto restrittivi e aspettare di capire l'evoluzione delle varianti. Il centrodestra a più voci, anche con Renato Brunetta e Giancarlo Giorgetti, pone l'accento sui territori, sulla necessità di puntare su misure restrittive che riguardino anche gruppi di Comuni e non intere Regioni. Lorenzo Guerini fa però notare che già le norme attuali consentono di intervenire con restrizioni maggiori su singole province, andare su territori più ristretti non sembra opportuno. È una continuità con la linea del governo Conte che poco piace a Iv: Elena Bonetti invoca dati certi sulla base dei quali decidere. È un primo confronto: sulle indicazioni dei tecnici nelle prossime settimane Draghi intende misurare le sue decisioni. E intanto intervenire con tempestività per dare ristori e modulare gli interventi, sia economici che anticontagio, sulle diverse attività produttive.