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Draghi, il rebus dei 40 sottosegretari: caos per le richieste dei partiti, posti per le donne e per la Sicilia

Il premier Mario Draghi dopo la fiducia alla Camera

Conquistata un'ampia fiducia nel passaggio in Parlamento, per Mario Draghi c'è ora un primo rompicapo da affrontare, comporre il difficile puzzle dei 40 sottosegretari.

E si tratta di una partita che il premier avrebbe voluto archiviare subito, o comunque entro la settimana, ma i partiti dicono di essere ancora a una fase "pre-istruttoria", probabile lo slittamento di alcuni giorni. Anche perchè al momento il caos è tale che c'è chi tira in ballo anche un intervento di Mattarella, ma dal Colle precisano che il presidente non si occupa di sottosegretari: la scelta compete al premier, i sottosegretari del resto giurano a Palazzo Chigi.

L'incastro di "quote" e deleghe è complicato e per limitare i conflitti nei partiti, l'orientamento sarebbe quello di ridurre al massimo le figure tecniche, al massimo due o tre, e magari anche eliminare i viceministri nominando solo sottosegretari di pari grado. E già emergono i primi nervosismi sull'ipotesi di assegnare le telecomunicazioni al ministero di Colao e non a quello di Giorgetti. E poi si discute di editoria, anche nella prospettiva delle prossime nomine dei vertici Rai.

E non è solo un problema di partiti o di nomi. La pressione su Draghi arriva anche dalle aree geografiche, basti pensare alla Sicilia che non ha un solo ministro nella squadra di governo e potrebbe dunque essere ripagata da una maggiore rappresentanza tra i sottosegretari. Ma per Draghi questo potrebbe essere l'ultimo dei problemi. Il principale ostacolo è riuscire a mantenere l'equilibrio tra le forze che lo sostengono.

M5s rivendica 14 sottosegretari, ma secondo il centrodestra bisognerebbe sottrarne almeno 2, dopo la scissione: Vito Crimi si tira fuori ma si citano il siciliano Giancarlo Cancelleri (Mit), Stefano Buffagni, (Transizione ecologica), Laura Castelli (Mef), la senatrice siciliana Barbara Floridia, Carlo Sibilia (Interni). Alla Lega ne andrebbero otto o nove, con occhi puntati sul Viminale dove potrebbero andare Nicola Molteni o Stefano Candiani e su nomi come Claudio Durigon o Massimiliano Romeo (potrebbe lasciare il gruppo al Senato a Gianmarco Centinaio).

Al Pd sei o sette, con il nodo della "quota" donne (si citano Anna Ascani, Marina Sereni, Cecilia D'Elia) gli uomini potrebbero essere due (si fanno i nomi di Matteo Mauri all'Interno e Antonio Misiani all'Economia ma anche Andrea Martella all'Editoria). A Fi sei, con in pole senatori come Gilberto Pichetto Fratin all'Economia o Lucio Malan alla Giustizia. Iv ne rivendica due, per Leu potrebbe esserci la conferma di Maria Cecilia Guerra all'Economia.

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