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Giuseppe Conte rassegna le dimissioni, prime consultazioni domani pomeriggio al Quirinale

Il premier Giuseppe Conte

AGGIORNAMENTO DELLE 15. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è rientrato a palazzo Chigi dopo il colloquio alla Camera con il presidente Roberto Fico. L'incontro è durato quasi un'ora.

AGGIORNAMENTO DELLE 13.30. Giuseppe Conte lascia Palazzo Giustiniani dove ha incontrato la presidente del senato, Elisabetta Casellati.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.51. Consultazioni al Quirinale da domani pomeriggio.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.50. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo le dimissioni presentate da Giuseppe Conte "si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti". Lo si legge in una nota del Quirinale.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.45. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo essersi dimesso al Quirinale, è giunto a Palazzo Giustiniani per incontrare la Presidente del Senato, Elisabetta Casellati.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.31. Conte lascia il Quirinale dopo aver rassegnato le dimissioni.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.15. Il ministro Alfonso Bonafede: "Confermare compattezza attorno a Conte".

AGGIORNAMENTO DELLE 12.10. Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, dopo aver sentito il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, e i presidenti di Anci e Upi, Antonio Decaro e Michele de Pascale, ha sconvocato la riunione prevista per oggi alle 16 sul Recovery plan, a cui avrebbe dovuto partecipare anche il presidente del Consiglio Conte.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.04. Conte arriva al Quirinale dove incontrerà Mattarella per rassegnare le dimissioni.

AGGIORNAMENTO DELLE 12. Conte lascia Palazzo Chigi per andare al Quirinale.

AGGIORNAMENTO DELLE 10.32. Il premier Giuseppe Conte salirà al Colle alle 12 per rassegnare le dimissioni a Mattarella.

AGGIORNAMENTO DELLE 10. È terminata la riunione del Consiglio dei ministri.

AGGIORNAMENTO DELLE 9.58. I capi delegazione del M5s Alfonso Bonafede, del Pd Dario Franceschini e di Leu Roberto Speranza avrebbero ribadito in Consiglio dei ministri il loro sostegno a Giuseppe Conte, dopo che il presidente del Consiglio ha comunicato la sua decisione di dimettersi.

AGGIORNAMENTO DELLE 9.53. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha comunicato ai ministri la decisione di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni.

AGGIORNAMENTO DELLE 9.01. Il premier Giuseppe Conte è arrivato a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri in cui comunicherà alla sua squadra di governo la decisione di andare al Quirinale a rassegnare le dimissioni.

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Giuseppe Conte gioca al buio la sua partita più rischiosa. Avrebbe voluto evitarlo e si è arreso ai numeri che ancora non ci sono. Il Pd, il M5s, Leu, al culmine di una giornata di ieri assai tesa, gli hanno garantito che gli faranno da scudo, nella fase che si aprirà con le consultazioni al Quirinale. Ma il premier non si fida: teme una 'trappola' di Matteo Renzi, sa che al Quirinale sul suo nome rischia di non materializzarsi la maggioranza necessaria ad avere il reincarico.

«Se Conte non pone veti su Iv, la delegazione Iv non porrà veti sul suo nome», dicono dal partito di Renzi. L’avvocato non vorrebbe subire più il ricatto dei numeri renziani, ma si arrende a una maggioranza che ancora non c'è. Consapevole del rischio che nei prossimi giorni potrà nascere il Conte ter ma anche un governo con un altro premier. L’avvocato ritarda di qualche ora, prendendosi una intera notte, la convocazione del Consiglio dei ministri in cui comunicherà la sua scelta, prima di salire al Colle.

È il tempo necessario a ottenere garanzie dagli azionisti del governo e far maturare la scelta di quei «costruttori», centristi e forzisti, che non hanno sciolto le riserve prima delle sue dimissioni, ma ora nella partita avranno un ruolo determinante. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella attende il passo indietro del premier per gestire una crisi di governo che si apre in un momento delicatissimo per il Paese. Ma anche per questo, osservano dalla maggioranza, nessun passaggio potrà essere formale.

Le consultazioni con i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, che non dovrebbero iniziare prima di mercoledì, si annunciano rapide ma 'vere', per verificare se ci siano i margini per un reincarico. Dunque sarà importante, certo, la tenuta di M5s, Pd e Leu sul nome di Conte. Ma poiché i loro numeri da soli non bastano, sarà anche cruciale capire se Iv farà il nome del premier uscente. E se lo faranno i presunti 'responsabili', da chi ha già votato la fiducia come Maie e Centro democratico, a eventuali nuovi 'iscritti' alla maggioranza.

Occhi puntati dunque sui centristi e sulle mosse in extremis da Fi. A chi domanda se a questo punto possa cadere il veto su Renzi, da Palazzo Chigi si limitano a dire che ora è tutto nelle mani del capo dello Stato. Rinnovare l’accordo con Iv non sarà facile, dopo che il «mai più» era stato detto con nettezza. Ma,  secondo un deputato Pd, così come Renzi non può più permettersi di dire no a Conte, pena il rischio di spaccare i gruppi di Iv, allo stesso modo Conte non potrebbe dire no a Renzi, se al Quirinale farà il suo nome.

L’unico modo per sminarlo è allargare davvero la maggioranza e rendere i suoi senatori non più essenziali. Certo, nei gruppi parlamentari si avverte tensione per la partita che si apre: i Cinque stelle fibrillano e si dividono ancora sul nome di Renzi. Per le segreterie il nome di Conte è ancora blindato: la conferma emerge dalle tante riunioni di vertice (al Nazareno se ne susseguono per tutto il pomeriggio) sia nel M5s che nel Pd. Ma tra le truppe sia Pd che M5s c'è chi dice che la priorità è evitare il voto, non rieleggere Conte.

Sono scricchiolii che non sfuggono ai centristi e a chi dentro Forza Italia sarebbe pronto anche a iscriversi a una maggioranza Ursula, europeista, con Pd, M5s e Leu. C'è chi sarebbe già pronto - si parla di un gruppetto di deputati e senatori di Fi - a entrare in maggioranza, sedendo al tavolo delle trattative per la nascita del Conte ter (avendo voce in capitolo su programma e squadra di governo).

Ma l’ipotesi che più ricorre quando si diffonde la notizia delle dimissioni è che si condizioni l’ingresso in maggioranza a una discontinuità segnata da un nuovo premier: girano i nomi dei Dem Franceschini e Guerini, sicuramente graditi anche a Renzi, ma il M5s li accetterebbe? L’alternativa sono quelle larghe intese che non solo il Pd e il M5s ma anche Lega e Fdi respingono con forza. Nel balletto del Quirinale, però, molte pedine possono ancora muoversi.

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