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Crisi di Governo, Renzi pronto a discutere ma Conte esclude un ritorno con Iv

Matteo Renzi

"Noi abbiamo detto di essere sempre disponibili a discutere senza veti e senza preclusioni sui nomi". Lo dice il leader di Iv Matteo Renzi a Titolo Quinto, a chi gli chiede se per Italia viva sia chiusa la strada della maggioranza.

Ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa sapere che è "escluso assolutamente" un ritorno con Matteo Renzi. Lo affermano fonti vicine al premier, interpellate sulle parole di apertura arrivate da Italia viva rispetto alla possibilità di ricucire con la maggioranza.

L'idea è quella di un Conte ter che nasca sulle rovine della crisi renziana e poggi su numeri solidi: quota 161, la maggioranza assoluta. Il progetto di Conte è questo: un passaggio parlamentare non solo per la sopravvivenza del governo ma per l'apertura di una nuova stagione politica che lo vedrebbe centrale. Ecco perché esclude "assolutamente" il ritorno di Matteo Renzi e per la prima volta agli interlocutori fa intravedere il profilo di un progetto politico che aggreghi attorno a lui la coalizione di centrosinistra dei "costruttori".

In concreto, la forma dipenderà dalla legge elettorale, uno dei primi capitoli che saranno aperti - se tutto andrà bene - nel nuovo patto di legislatura invocato dal Pd. Da Conte lunedì ci si aspetta non solo un discorso "alto", ma anche di prospettiva. Le prossime quarantotto ore saranno di trincea, le strategie possono mutare all'improvviso.

Il centrodestra cerca compattezza per togliere terreno all'operazione contiana, mentre gli ambasciatori del premier lavorano per portare in maggioranza l'Udc, rafforzata da innesti azzurri. Gli 'indiziati' continuano a smentire, alzano la posta. Tra i Cinque stelle c'è chi consiglia prudenza, ricordando il precedente di Romano Prodi. E c'è chi non esclude che il piano possa cambiare all'improvviso e Conte possa andare al Quirinale a dimettersi dopo aver pronunciato il suo discorso alla Camera, lunedì mattina, per poi lavorare al "ter".

Ma la via, assicura chi ha avuto modo di parlare con il premier, sembra tracciata: prima il passaggio di chiarezza in Parlamento, nella convinzione che una maggioranza non raccogliticcia ci sia e si vedrà, poi - con tempi da definire - la nascita di quel nuovo governo fortemente invocato dal Pd, per dare il segno della discontinuità a lungo invocata da Zingaretti, ma anche da una parte del M5s. Il leader Dem lo dice ai suoi parlamentari: il voto in Aula sarà solo l'inizio di un percorso, per rimediare ai "molti errori" e le "lentezze" di questo anno.

Si ripartirà da una legge elettorale proporzionale, c'è chi rispolvera il modello spagnolo. Si vedrà. Ma l'unità del Pd è costruita anche intorno alla promessa di tenere il polso nella maggioranza e non 'legarsi' a Conte e i suoi "responsabili". Di "ripartenza" parla Graziano Delrio. E il segretario ai deputati fa capire che il "ter" ci sarà e si sta lavorando a una maggioranza solida. Tornano a circolare ipotesi, come quella di un sottosegretario alla presidenza del Consiglio al Pd e della delega al Recovery, oltre al ministero del Lavoro.

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