
Un Natale diverso, più sobrio. Quelle che ci attendono saranno festività senza precedenti, vissute con prudenza, senza eccessi negli spostamenti. Il ministro della Salute Roberto Speranza è cauto. "Dobbiamo tenere alto il livello di prudenza mantenendo la sobrietà e scegliendo ciò che è essenziale. Sarà un Natale diverso e più sobrio, in cui dovremo evitare spostamenti che non sono essenziali", ha detto a Che tempo che fa su Rai 3.
Sugli spostamenti tra regioni per Natale, il ministro è chiaro: "Per il modello che utilizziamo, può avvenire solo se tutte le regioni andassero in zona gialla ma in questo momento dobbiamo evitare tutti gli spostamenti che non sono necessari. Dobbiamo panificare le vacanze con prudenza". Niente spostamenti, ma anche niente vacanze in montagna negli impianti di sci, tanto che il governo starebbe pensando a un iniziativa per fermare le vacanze sulla nave. Dunque le piste di sci resterebbero chiuse.
Sugli spostamenti fra regioni e sulle vacanze natalizie è molto contrario anche il Comitato tecnico scientifico: "Dobbiamo valutare l'andamento della curva nelle prossime due settimane, solo in base a quella si potrà decidere. Però - dice il coordinatore del Cts Agostino Miozzo - sappiamo già che gli spostamenti interregionali sono stati" in estate "una causa di importante diffusione del virus". Da parte di tecnici ed esperti c'è invece forte contrarietà alla riapertura degli impianti sciistici. Perché, lo hanno ribadito più volte, la priorità deve essere data alla scuola e perché dando il via allo sci non sarebbe certo possibile mantenere un divieto per palestre e piscine, anche alla luce degli interventi fatti dalle strutture per mettersi in regola con le disposizioni.
I dati dicono che in Italia sono stati 28.337 i nuovi casi di coronavirus individuati nelle ultime 24 ore prese in esame, oltre 6mila meno di sabato, sulla base di 188.747 tamponi. Un calo è stato registrato anche in Sicilia con 1.258 nuovi casi registrati ieri nella regione, quasi 600 in meno rispetto a sabato, con 45 decessi. E' vero che, come ogni fine settimana, diminuisce anche il numero dei tamponi (6.447 contro i 9.386 del giorno precedente) ma anche i dati dei ricoveri sembrano indicare un sostanziale rallentamento: 1.838 pazienti, 28 in più rispetto a sabato, ma con le terapie intensive ferme a 241, addirittura con il calo di un'unità.
Ma il ministro dice di non abbassare la guardia perchè "la situazione è molto seria". E fa riferimento alle 600 persone che ieri hanno perso la vita. "Al contempo però rt è sceso ed i nostri tecnici pensano possa scendere ulteriormente nei prossimi giorni. Ma sono ancora i primissimi effetti delle misure prese e non sono ancora sufficienti. Abbiamo ancora numeri imponenti e non possiamo abbassare la guardia".
Sul fronte terapie intensive spiega che "il dato di fatto è che c'è una pressione molto forte che comunque il nostro Ssn sta sostenendo. Possiamo evitare il lockdown generale perchè il Paese si è dotato di più posti letto ma questo non significa che possiamo affrontare una nuova impennata. Guai a sottovalutare la situazione ma il paese è certamente più forte di quanto lo era a marzo".
Sul Natale intanto arriva la pressione del Cts che chiede più controlli, in particolare sullo shopping. Senza controlli e sanzioni adeguate, rischia di produrre a gennaio lo stesso effetto sul virus che ha avuto ad agosto l'apertura delle discoteche e l'allentamento di tutte le misure: l'arrivo di una nuova ondata di Covid, che stavolta però sarebbe la terza e sarebbe ancora più insidiosa perché coinciderebbe con il picco dell'influenza stagionale e perché il sistema sanitario è sotto pressione da settimane.
Il Comitato tecnico scientifico a lancia l'allarme e chiede alla politica di procedere con cautela in vista del nuovo Dpcm con il quale dal 4 dicembre dovrebbero essere ridotte le restrizioni almeno fino a Natale, per evitare il colpo di grazia a settori già duramente provati, a partire dalle attività commerciali e dalla ristorazione.
"Per evitare l'assembramento da shopping di Natale - dice il coordinatore del Cts Agostino Miozzo - ci vorrà un monitoraggio rigoroso. E sanzioni rigorose". Altrimenti, è la conclusione degli scienziati, "salta tutto e a gennaio ci troviamo con la terza ondata" del virus.
Che fare, dunque? Una delle ipotesi sul tavolo è quella di contingentare non solo gli ingressi negli esercizi commerciali ma anche l'accesso a determinate strutture, strade e piazze dove si concentra lo shopping, soprattutto nelle grandi città, sulla scia di quanto già fatto con la possibilità per i sindaci di chiudere i luoghi della movida. Ci sarà anche un piano per il potenziamento dei controlli da parte delle forze dell'ordine, ma di quello si comincerà a discutere al Viminale quando le misure prenderanno forma, così come delle eventuali sanzioni per chi non rispetta le norme.
Persone:
4 Commenti
Lux
23/11/2020 08:15
Per bloccare veramente gli spostamenti tra regioni ed evitare che la curva dei contagi possa riesplodere, bisogna introdurre l'obbligo della quarantena di 10 giorni a chi arriva dalle zone arancioni o rosse, altrimente il resto sono solo chiacchiere.
Mario
23/11/2020 11:19
Per favore non diciamo eresie .
toni
23/11/2020 09:02
sarebbe opportuno anticipare le vacanze di Natale per le scuole.
Aldebrando
23/11/2020 15:34
Ti piacerebbe.....
Roberto
23/11/2020 10:30
Non potete impedire a chi ha la residenza di tornare in sicilia!
Tano
23/11/2020 18:38
Ma quella è questione superata. A parte che oggi si fanno i tamponi rapidi, quello è un problema che si poneva a marzo, quando la Sicilia era indenne e Bergamo un lazzaretto. Oggi chi sbarca da Roma, Venezia o Milano non è statisticamente più contagioso del primo che passa a Mondello, anzi è certamente anche più controllato.
Tano
23/11/2020 18:33
Il pericolo maggiore è che il blocco delle vacanze e di una economia che gira intorno al turismo di montagna crei aspettativa di una nuova ondata di risarcimenti, bonus, incentivi e ristori milionari a pioggia. Che alla fine della filiera pagano i contribuenti italiani. Troppo spesso si dimentica che questo fiume di denaro è tutt'al più prestato dall'Europa: alla fine si traduce sempre in tasse o in debito pubblico. I soldi non piovono certo dal cielo.