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Coronavirus, il governo prende tempo: le zone rosse potrebbero aumentare, ma escluso il lockdown

La curva dei contagi per la prima volta rallenta, ma i ricoveri non si fermano e gli ospedali restano in affanno. La speranza che qualcosa sti cambiando però c'è e a questo dato si aggrappa la speranza del governo di evitare un nuovo lockdown nazionale che sarebbe un colpo ancor più duro all'economia.

Il premier Giuseppe Conte continua a escluderlo, e ora anche i ministri più "rigorosi" accettano di darsi un tempo per capire se il sistema per zone messo in piedi la scorsa settimana possa reggere. E se nella peggiore delle ipotesi tutta la penisola si colorasse gradualmente di rosso, l'effetto sarebbe simile a quello di marzo, ma non sarebbe uguale perché si eviterebbe questa volta di fermare le fabbriche. Ad ogni modo, una valutazione verrà fatta da qui a una settimana, quando si vedranno i primi effetti del sistema a "zone".

A quel punto si potrebbe decidere di intervenire, anche correggendo in parte le misure, riaprendo magari il fronte su cui da giorni, da un turbolento Consiglio dei ministri di venerdì scorso, è ricominciata una battaglia strisciante tra ministri: la scuola, con una nuova riduzione delle lezioni in presenza.

"Abbiamo un metodo rigoroso e dobbiamo monitorare gli effetti delle misure prese", dicono da Palazzo Chigi, smentendo un'accelerazione imminente verso una serrata nazionale. L'esperienza recente insegna a non sbilanciarsi in previsioni.

Anche il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ospite di Rai3 parlando degli scenari per fronteggiare la pandemia del Covid esclude un lockdown imminente e allontana la data del 15 novembre di cui si è parlato nelle ultime ore.  Boccia l'ha smentita, "non c'è, è una data che non esiste", ha detto.

"La curva dei contagi per fortuna ha decelerato, ma la mia ossessione non è tanto la curva ma è il sistema ospedaliero, se regge o meno". Il ministro ha poi aggiunto: "escludo un lockdown come quello di marzo e aprile". "Non escludo misure ulteriormente restrittive in un mese come quello di novembre, che si presta, localizzate in alcune regioni come già sta avvenendo in Lombardia, Piemonte", ha proseguito Boccia concludendo che "non sarebbe giusto chiudere aree che non vivono oggettivamente la crisi che stanno vivendo altre Regioni".

Di certo non si può sbagliare e non ci sono molti margini per indugiare, se si vuole scongiurare un Natale in lockdown, con i relativi contraccolpi sulla tenuta psicologica del Paese, oltre che sui consumi: se le misure adottate si mostrassero inefficaci, bisognerebbe intervenire non molto oltre la metà di novembre. Ecco perchè è circolata l'ipotesi di un nuovo dpcm già entro il 15. Non c'è un termine fissato, assicurano anche altri ministri, ma gli occhi sono puntati sulla curva dei contagi e sui dati delle terapie intensive, le orecchie aperte agli appelli di medici e scienziati.

E se un po' tutto il Paese diventasse zona rossa, osserva una fonte del Pd, sarebbe difficile rendere l'Italia zona rossa lasciando che i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie continuino ad andare ogni giorno in classe. Un avvertimento per la ministra Lucia Azzolina.

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