Il pressing per un lockdown totale, soprattutto in alcune città comincia a farsi forte. Da un lato la crisi degli ospedali, dall'altro le strade e le piazze affollate di gente. Due elementi che spingono medici ma anche alcuni amministratori a chiedere il blocco generale.
Il sindaco Leoluca Orlando ieri ha alzato la voce dicendo che "a Palermo e in tutta la Sicilia c'è il rischio che si vada verso una strage annunciata". Ma è così da nord a sud dell'Italia con i pronto soccorso intasati e reparti sempre più in crisi.
A Napoli il 118 allo stremo, con code senza fine nei pronto soccorso. A Monza, una delle province più colpite della Lombardia dalla seconda ondata di epidemia, risulta oltre il 70% dei posti occupati. Si liberano piccoli spazi, quelli rimasti, per far posto ai letti ma da questa nuova frontiera Covid si alza anche l'appello per avere rinforzi di personale dall'estero. Stesso appello che arriva anche dal Piemonte: "Le Ong dirottino qui il personale". In Puglia la sanità "è al collasso". Anche in Toscana a Pisa ospedali pieni.
Ed ecco che il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, chiede un "lockdown totale, in tutto il Paese" alla luce dei dati, soprattutto quelli sui ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive. "Considerando i dati di questa settimana come andamento-tipo e se li proiettiamo senza prevedere ulteriori incrementi, la situazione fra un mese sarà drammatica e quindi bisogna ricorrere subito ad una chiusura totale. O blocchiamo il virus o sarà lui a bloccarci perchè i segnali ci dicono che il sistema non tiene ed anche le regioni ora gialle presto si troveranno nelle stesse condizioni delle aree più colpite".
E sottolinea: "Con la media attuale, in un mese arriveremmo ad ulteriori 10mila decessi". Solo un lockdown, ha detto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, "può impedire alla gente di uscire". I pronto soccorso e l'emergenza "sono in crisi perché alla catena manca la medicina territoriale.
E ieri sera, il consulente scientifico del ministro della Salute Walter Ricciardi, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa ha detto che in certe aree metropolitane il lockdown va fatto subito. "Io avrei fatto Napoli zona rossa due settimane fa". La situazione, ha rilevato, è "drammatica, a volte tragica, in continuo peggioramento. Questa si profila come una tragedia nazionale, sono necessari interventi rapidi".
Questa, ha sottolineato Ricciardi, è "una tragedia nazionale annunciata", con parole simile a quelle usate da Leoluca Orlando. "Ci vuole una catena di comando unica e dobbiamo prendere decisioni rapide". Inoltre, ha aggiunto, "vanno rafforzati medici e infermieri, anche spostando le persone da una parte all'altra del Paese, perchè molti tra di loro si stanno riammalando". E' un "gabinetto di guerra con questi tempi e non si può aspettare", ha avvertito.
Quanto alle posizioni del ministro della Salute Roberto Speranza, Ricciardi ha sottolineato come il ministro recepisca l'urgenza della situazione "con la massima serietà, ma poi si confronta con gli altri ministri e le Regioni ed i meccanismi decisionali sono tali per cui le decisioni non vengono prese con la rapidità che il ministro vorrebbe".
A lanciare l'allarme nei giorni scorsi era stata anche la Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), la principale Società scientifica della Medicina Interna che conta oltre 3.000 medici internisti in tutta Italia con un quadro che di quasi totalità degli ospedali italiani con un'occupazione di posti letto che supera il 100% e senza posti liberi nella gran parte degli ospedali considerando pazienti fuori reparto, pazienti Covid e pazienti con altre patologie. Mentre la Società Italiana Sistema 118 parla di paralisi della presa in carico dei pazienti da parte degli ospedali con un disservizio per il sistema ambulanze.
Nel frattempo il governo è al lavoro perchè resta da sbrogliare la matassa dei dati. Si analizzano le cifre e i 21 parametri che stabiliscono le tre aree di rischio. All'opera ci sono il governo, la cabina di regia sul Covid e il Cts. Il "verdetto", con il consueto rapporto settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità, slitta rispetto ai tempi annunciati. Nella fase di validazione dei dati da parte delle stesse regioni, per la quale è prevista una tempistica massima di 24 ore, alcune hanno chiesto più tempo e l'incontro della Cabina di regia ci sarà soltanto nelle prossime ore.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia