A un mese dalla riapertura delle scuole, salgono a mille i casi di positività al Coronavirus, registrati in oltre 900 istituti italiani. Di questi, 130 sono già passati alla didattica online. Numeri che, nonostante causino preoccupazione negli studenti e nei docenti, vengono definiti sotto controllo, dunque non preoccupanti. Sarà una riunione oggi ad analizzare questi dati: saranno presenti i funzionari del Miur, il ministro e rappresentanti dell'Iss.
La stessa ministra, Lucia Azzolina precisa che "stiamo monitorando la situazione e i contagi registrati a scuola sono molto bassi: si parla dello zero virgola: Abbiamo milioni di studenti e migliaia di istituti, Dobbiamo confrontare i nostri dati con quelli delle Asl". La ministra fornisce anche una data utile per una prima analisi sull'apertura delle scuole: "il primo bilancio serio arriverà a metà ottobre", dice ovvero ad un mese esatto del primo anno scolastico in presenza dell'era Covid. Per i presidi da capire, al di là dei numeri molto contenuti se si pensa che la popolazione scolastica conta otto milioni di studenti, è se l'andamento del contagio è in rialzo, se il trend va verso scenari preoccupanti.
"Il numero degli infetti è irrisorio, le scuole coinvolte da casi sono un ottavo del totale. Bisogna però che le autorità sanitarie ci spieghino se si tratta di un trend esponenziale", afferma il presidente dell'Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. "L'incontro di domani tra la ministra Azzolina e l'istituto superiore di sanità servirà a capire l'entità dei dati - aggiunge - e mi auguro che si possa davvero capire qual è il trend".
Intanto spetta ad Asl e comuni decidere la chiusura e lo stop delle lesioni in presenza dirottando l'attività didattica a distanza. Insomma anche se i numeri non parlano di emergenza si lavora per fronteggiarla consapevoli che, come dice la ministra Azzolina "gli istituti ora sono più pronti alla didattica a distanza e siamo gli unici in Europa a distribuire nelle scuole mascherine e gel disinfettante". Per Azzolina i nodi sono da cercare fuori dalle classi. "Il problema non è la scuola, ma ciò che avviene fuori. Per questo vorrei fare un appello ai ragazzi: rispettino le regole anche quando escono dai loro istituti", dice richiamando ad una maggiore responsabilità sui comportamenti per combattere il contagio.
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