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Referendum, la vittoria del Sì blinda la maggioranza: bassa affluenza in Sicilia

Vittoria del Sì. È l'esito del Referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari. Quando sono stati scrutinati i voti in tutte le 61.622 sezioni, il Sì ottiene 17.168.498 voti pari al 69,64%, mentre il No totalizza 7.484.940, pari al 30,36%.  I votanti sono stati 24.993.020, pari al 53,84% dei 46.418.749 degli aventi diritto. Le schede nulle erano 128.397, le bianche 210.862. Le schede contestate, 323. Lo scrutinio si è concluso poco dopo l'1.40.

Via libera, dunque, alla riduzione del numero dei parlamentari, con la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione. Il numero dei deputati passa dagli attuali 630 a 400, quello dei senatori eletti da 315 a 200.

Si è così chiuso il quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica. Gli appuntamenti precedenti sono stati: quello del 2001, dedicato alla riforma del Titolo V e che vide prevalere il 'sì'; quello del 2006, sulla cosiddetta 'devolution', quando invece prevalse il 'no'; quello del 2016, per un progetto di riforma della seconda parte della costituzione, e ancora una volta si impose il 'no'.

La percentuale di partecipazione, non vincolante per il raggiungimento del quorum, è stata del 53,8%, con i picchi massimi registrati nel Nord, come confermano gli esiti della Valle d'Aosta (73,5%), Trentino Alto Adige (70,9%) e Veneto (67,5%); affluenza più contenuta al Sud, nonostante il 61% della Campania, confermata però dal 35,7% della Sardegna e dal 45,2% della Calabria.

In Sicilia i Sì al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari sono stati espressi dal 75,7% dei votanti mentre i No dal 24,2%. Nella provincia di Caltanissetta la percentuale dei Sì sale al 79,5 % e in provincia di Agrigento all’80,6%. Gli elettori chiamati alle urne erano 3.957.819. Ha votato il 35,39%, la percentuale più bassa tra le regioni. Ad Acquaviva Platani Sì si è espresso il 94,29% dei votanti.

La solida vittoria del Sì e l'esito delle Regionali blindano il governo. Hanno festeggiato il segretario Pd, Nicola Zingaretti, e il M5s, che si è intestato la riduzione del numero dei parlamentari. Per non perdere la prima fila, il ministro Luigi Di Maio ha rilanciato: "Ora si taglino anche gli stipendi e si faccia una legge elettorale proporzionale". Nel centrodestra c'è stato meno entusiasmo. Specie in casa Lega.

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