
Le scarcerazioni dei detenuti per l'emergenza sanitaria sono «frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino al decreto legge del governo approvato la scorsa settimana, con il quale si stabilisce che, rispetto alle istanze di scarcerazione, è obbligatorio il parere della Direzione nazionale antimafia e delle Direzioni distrettuali antimafia». Lo ha sottolineato il ministro della giustizia Alfonso Bonafede al question time al Senato.
«I principi e le norme della nostra Costituzione sono univocamente orientate ad affermare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura: ciò vuol dire che non c'è alcun governo che possa imporre o anche soltanto influenzare le decisioni dei giudici».
Il Guardasigilli ha ribadito che è «infondato il collegamento» tra le scarcerazioni - che hanno riguardato circa 360 detenuti - e la mancata nomina nel 2018 dell’allora pm antimafia Nino Di Matteo, attuale consigliere del Csm, a capo del Dap. Con Di Matteo, ha detto il ministro, «non ci furono i presupposti per realizzare la auspicata collaborazione».
E’ «in cantiere» il progetto di un decreto legge «che permetterà al magistrato di sorveglianza la rivalutazione delle misure già concesse al mutare del quadro sanitario di riferimento nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus», ha ribadito durante Bonafede, che ieri aveva anticipato il provvedimento al question time svoltosi alla Camera, aggiungendo che si tratta di una «ulteriore conferma della costante attenzione del governo e del Ministero della giustizia al contrasto del fenomeno mafioso in ogni sua forma». Bonafede ha anche ringraziato tutti gli operatori che lavorano nelle carceri, a partire dalle polizia penitenziaria.
Sono state rafforzate le misure per valutare le richieste di scarcerazione per motivi legati all’emergenza Covid da parte di detenuti per reati gravi o di mafia. In particolare, dopo l'insediamento del vice capo del Dap Roberto Tartaglia - ha spiegato il ministro - «è stata emanata la circolare del 2 maggio 2020 che invita i direttori degli istituti penitenziari a comunicare immediatamente al dipartimento le istanze presentate dai detenuti sottoposti al regime» del 'carcere durò. Lo scorso 24 aprile, inoltre, un’altra circolare «prevede l’obbligo per i detenuti delle carceri di trasmettere alla Direzione nazionale antimafia e alle Direzioni distrettuali competenti le segnalazioni o istanze contenenti ristretti sottoposti al regime di cui al 41bis o assegnati al circuito 'alta sicurezza'». Dal carcere sono usciti circa 360 detenuti condannati per reati legati alla mafia.
Persone:
9 Commenti
Carlo
07/05/2020 12:59
Ma come può dire castronerie simili: ovvio che il giudice sia certamente autonomo nel decidere ogni caso specifico, ma "deve" rigorosamente applicare le leggi del parlamento ed i decreti del governo. Non è che può agire di testa sua
exolo
07/05/2020 17:31
Logico, ci sono delle leggi fatte nel corso degli anni dai vari parlamenti.
Elimo
07/05/2020 13:50
Allora alla fine tutto questo polverone per nulla?
Danilo
07/05/2020 14:02
E' vero. Nonostante quello che pensi la massa, il potere esecutivo e il potere giudiziario sono separati e indipendenti uno dall'altro. Per fortuna. Ma so anche che la verità è impopolare.
exolo
07/05/2020 17:31
Meno male sono separati.
poero
07/05/2020 17:32
Pensai avrebbe detto questo, cmq è vero.
Antonello
07/05/2020 23:26
Vergogna
Nostradamus
08/05/2020 02:54
Non ha detto perché in meno di 48 ore cambiò idea; la cultura del sospetto può essere l'anticamera di una dolorosa verità caro avvocato bonafede: nessuno mette in dubbio la sua buonafede ma anche Don Abbondio era una brava persona.......Invece di preparare un decreto legge di dubbia legittimità costituzionale trasformi con pari immediatezza il giudice di sorveglianza da organo monocratico a organo collegiale e mandi in strutture sanitarie i mafiosi e mai a casa.
Natale
08/05/2020 12:09
Ho già commentato ma non vedo niente. Nessuna offesa.
Rico
08/05/2020 16:59
Ma, scienziato stellato, la politica deve dare ai giudici gli strumenti per fare giustizia. Diciamo in parole povere, le norme a tutela di chi vuole vivere onestamente. La mafia è un cancro maligno, incurabile e i mafiosi sono il sangue infetto che circolando ha diffuso il male.
Drepanum
08/05/2020 17:57
Continuano le polemiche infondate solo per dare addosso al ministro. Ha presente che tipo di iter occorrerebbe intraprendere? Oppure qualcuno crede che, Bonafede in buonafede sia mago Zurli'????