Si potrebbe tornare alla celebrazione delle messe con la presenza di fedeli «probabilmente entro la fine del mese»: è quanto indica Avvenire. «Non è improbabile», secondo il giornale della Conferenza episcopale italiana, che l'Eucaristia con la presenza di fedeli possa riprendere già per l'Ascensione o per la Pentecoste, cioè o il 24 o il 31 maggio. L’accordo di massima sulle messe, tra il governo e la Conferenza Episcopale Italiana, è stato raggiunto.
«Esprimo la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale per essere arrivati a condividere le linee di un accordo, che consentirà, nelle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica, di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo», ha annunciato il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti.
Questo significa che, "probabilmente entro la fine del mese», come indica Avvenire, si potrebbe tornare a tutte le liturgie. Non è improbabile, secondo il giornale della Cei, che l’Eucaristia con la presenza di fedeli possa riprendere già per l’Ascensione o per la Pentecoste, cioè o il 24 o il 31 maggio. «Come Chiesa - riconosce Bassetti - abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità, a tutela soprattutto dei più esposti. Ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio».
La Chiesa della Sardegna avrebbe potuto accelerare visto che il governatore Christian Solinas aveva dato l’ok già dal 4 maggio. Ma i vescovi locali frenano e aspettano le indicazioni della Cei. In tutta Italia invece da lunedì 4 maggio saranno dunque consentiti i funerali anche se le disposizioni, tra termoscanner e mascherine, stanno creando delle complicazioni organizzative, e i vescovi rispondono in ordine sparso.
Da Venezia ad Aosta, da Alba a Chioggia, qualche vescovo ha gettato già la spugna e chiede ai parroci di restare alle modalità adottate durante le settimane di confinamento: una benedizione veloce al cimitero con pochi parenti, dotati di mascherine e distanziati. Nelle grandi diocesi, Roma e Milano in testa, la Chiesa invece preme sull'acceleratore perché saranno proprio i funerali l’apripista per il protocollo sulle messe, sul quale la Cei prosegue la trattativa con il governo. Tra i commenti più duri, rispetto alle nuove disposizioni, c'è quello vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo: "Allora diciamo alla gente: niente funerale in chiesa, ci hanno gabbato. Ho comunicato ai preti di fare come si è fatto in questi due mesi: cioè al cimitero». Ma anche senza questo sfogo polemico sono diversi i vescovi che chiedono ai parroci di attendere ed evitare troppe responsabilità, tra le quali la necessità di misurare la temperatura e mandare via chi ha oltre 37 e mezzo di febbre.
Sono invece pronte a partire le parrocchie di Roma che riceveranno i termoscanner dal Vicariato e potranno chiedere al Campidoglio un aiuto per sanificare chiese e locali. Atteggiamento positivo è quello espresso anche dalla diocesi di Milano, la più grande del mondo e tra le più toccate in Italia dal Covid-19, che dà il via ai funerali anche per le persone decedute nelle settimane scorse, quindi anche senza bara o con la presenza delle ceneri del defunto. Decisioni assolutamente eccezionali, che però rispondono anche al momento eccezionale vissuto dal Paese. ANSA
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