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Totò Cuffaro: "Torno in politica, ma non da candidato"

«Da quando sono tornato un uomo libero ho sempre sostenuto che il mio tempo per la politica fosse finito e il mio tempo per la politica elettiva da candidato è assolutamente finito. Intanto perché sono interdetto e poi perché ritengo che non sia giusto dopo la mia condanna ritornare in politica da candidato. Ma ho intenzione di incidere nella politica siciliana, a partire dalla costruzione di una nuova classe di giovani dirigenti in Sicilia». Lo dice l’ex governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, tornato libero dopo la condanna a sette anni di reclusione, scontata in carcere, per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio.

«Io ho scontato le mie condanne, altri non le hanno avute - afferma Cuffaro - Sono stato messo in croce politicamente. Guardando la povertà politica che c'è stata in questi ultimi anni, questo mi ha portato a riflettere che tutto sommato forse non sono stato il peggiore tra quanti hanno governato questa terra. Ho visto tanti moralisti che su di me hanno ritenuto di dover fare i loro atti di accusa, scoprirsi di gran lunga più peccatori di me»,  dice l'ex presidente della Regione al quotidiano online 'ilSicilia.it'. Per Cuffaro «una delle tante difficoltà che esistono oggi è la mancanza di una classe politica che possa stare all’interno delle istituzioni».

«Io ho iniziato a fare politica facendo la scuola della 'Camiluccia', perché sono democristiano, quelli del Pci facevano un’altra scuola - ricorda - Ma c'erano comunque le scuole di partito che formavano le persone. La scuola politica si costruisce giorno dopo giorno. Ho intenzione di formare dei giovani che possano costituire l’ossatura, la nuova classe dirigente di una politica che guardi alle idee e sia preparata politicamente, per poter poi entrare nelle istituzioni: ci sono tanti ragazzi che hanno voglia di interagire con me e che formeremo, li candideremo a partire dalle prossime elezioni comunali».

In quale partito? «Non è un problema di schieramento, ma di cultura politica. Non avrei problemi se andassero nella Lega o nel Pd o ovunque, perché se una classe politica si forma con valori e poi sceglie di portare questa formazione dentro questo o quel partito, credo che sia un dato positivo. Era quello che faceva l’Azione Cattolica».

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