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"Sindaco" o "sindaca"? In Sicilia scoppia il caso sul genere

Non vuole essere chiamata "sindaca". Lo ha detto in tutti i modi, sempre pubblicamente, ma Cettina Di Pietro, primo cittadino di Augusta dal 2015, non sapeva che il suo voler essere chiamata "sindaco", nel 2019, avrebbe fatto nascere un caso sul quale è intervenuto anche il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.

Nelle scorse settimane, il consigliere di Articolo Uno, Giancarlo Triberio in Aula rivolgendosi alla Di Pietro ha usato il sostantivo coniugato al femminile e da qui è nato un dibattito acceso che non si è fermato.

L'episodio è stato segnalato dalle augustane Francesca Di Grande, Maria Leonardi, Francesca Marcellino, Paola Perata alla consigliera di Parità della Regione Margherita Ferro che ha prontamente dato una risposta.

"La lingua italiana come sa bene, prevede la declinazione al maschile e femminile e voler negare la declinazione al femminile, soprattutto quando sono le donne ai vertici delle istituzioni o comunque hanno ruoli di primo piano, vuol dire escludere e oscurare il genere femminile da carriere e professioni", ha scritto Margherita Ferro nella nota ufficiale inviata a Cettina Di Pietro e a Sarah Marturana, presidente del Consiglio comunale,"richiamonadole sull'utilizzo del linguaggio di genere nei luoghi istituzionali.

"A fronte di una ascesa in ruoli, carriere, professioni e visibilità delle donne - dichiara la consigliera di Parità - ancora oggi assistiamo a resistenze nel riconoscere questi ruoli anche nel linguaggio, usando il maschile attribuendo una falsa neutralità. Giova ricordare che già nel 1986, Alma Sabatini, linguista e insegnante, impegnata in numerose battaglie per i diritti civili, scriveva una importante pubblicazione "Il sessismo nella lingua italiana" nella lingua italiana" sottolineando il mancato uso di termini istituzionali e di potere declinati al femminile (ministra, sindaca, assessora ecc.), proponendo delle linee guida per eliminare g li stereotipi di genere nel linguaggio che discrimina le donne in quanto le esclude".

"L'Accademia della Crusca - aggiunge Margherita Ferro - ci ricorda che la declinazione femminile innovativa di molte professioni non solo è corretta dal punto di vista linguistico, ma è lo specchio dei tempi".

E oggi sull'argomento è intervenuto anche il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. "Stigmatizzo e dissento dalle dichiarazioni della consigliera di parità della Regione Siciliana, Margherita Ferro, per un intervento assolutamente inopportuno e inappropriato - afferma il governatore -, oltre che privo di qualsiasi fondamento giuridico. La coniugazione al femminile di una carica istituzionale, infatti, appartiene esclusivamente alla libera autonomia di chi la ricopre".

"Ritengo che la consigliera di parità, che conosco e apprezzo da tempo - continua il governatore - dovrebbe occuparsi di ben altri problemi, invece che richiamare, senza averne titolo, un sindaco eletto direttamente dal popolo, cedendo cosi a un integralismo linguistico che non aiuta certo a migliorare le condizioni di disparità delle donne in Sicilia".

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