Dopo la bacchettata della Corte dei conti sul disavanzo di 1,1 miliardi di euro, da ripianare entro il 2019, la Regione chiede aiuto al governo nazionale per intervenire con un emendamento alla manovra. A chiederlo è il presidente Nello Musumeci che scrive al premier Conte:
"La grave situazione scaturita da alcune decisioni del ministero della Salute su risorse finanziarie della Regione determina l’impossibilità di trasferire le somme necessarie ai Comuni per scongiurarne il dissesto. Tale impossibilità è peraltro aggravata dalla parifica del rendiconto della Corte dei conti pronunciata ieri dalle Sezioni riunite per la Sicilia, che impone il ripianamento di un disavanzo in gran parte ascrivibile - come precisato dalla stessa Corte - a esercizi passati e ad alcune partite finanziarie risalenti a venticinque anni fa".
Musumeci nella lettera evidenzia come la Regione Siciliana, pur non avendo potestà legislativa in materia di finanza locale, da anni sostiene i Comuni, le Città metropolitane e i Liberi consorzi con ingenti risorse a proprio carico.
"Per evitare che le tensioni sociali, già gravi in Sicilia, possano acuirsi - prosegue il presidente - occorre intervenire con la massima tempestività, per consentire ai Comuni di continuare a svolgere le proprie essenziali funzioni. È quindi urgentissimo che si possa bloccare la vicenda delle rate di mutuo per l'indebitamento sanitario presso il ministero della Salute e quello dell’Economia e finanze (127 milioni circa), mantenendo l'imputazione delle risorse al Fondo sanitario regionale".
Musumeci, nella nota, chiede anche un intervento diretto del premier "per l’inserimento dell’emendamento, già esaminato dalla commissione Bilancio del Senato e rinviato alla negoziazione bilaterale, relativo al ripianamento decennale del disavanzo accertato nel rendiconto 2018".
Entrambi i provvedimenti sono privi di oneri finanziari per lo Stato. Il governatore, infine, auspica pure che, nel disegno di legge di bilancio statale, lo stanziamento per rimuovere, definitivamente, il prelievo forzoso che ancora grava sulle Città metropolitane e sui Liberi consorzi della Sicilia venga riportato da ottanta a cento milioni di euro. "Somma valutata dalla Corte dei conti - conclude Musumeci - come minimale per raggiungere l’obiettivo inserito nell’Accordo che Stato-Regione hanno stipulato lo scorso anno".
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