Il premier Giuseppe Conte si dimette. Nel giorno tanto atteso il presidente del Consiglio parlando in Senato nel pieno della crisi di governo ha annunciato di chiudere l'esperienza di governo. Al termine della seduta a conclusione degli interventi, Conte si è congedato e si è recato dal presidente della Repubblica per rimettere nelle sue mani il mandato. "Vado da Mattarella", ha detto, all'epilogo di un pomeriggio caldo a Palazzo Madama. Conte è entrato nell'aula del Senato tra gli applausi dei senatori M5S ma non di quelli della Lega. Ha stretto la mano calorosamente a Matteo Salvini, con cui ha scambiato due parole all'orecchio: quindi ha stretto la mano, uno ad uno, a tutti i ministri della Lega in piedi alle sue spalle. Quando si è seduto, Salvini si è accomodato accanto a lui. "Ho la profonda convinzione che il confronto in questa aula sia lo strumento più efficace per il buon funzionamento di una democrazia parlamentare", ha detto Conte all'inizio del suo discorso tra i vicepremier Salvini e Di Maio. "L'unica sede in cui il confronto può svolgersi in modo trasparente è il Parlamento. L'8 agosto Salvini ha diramato una nota con cui si diceva che la Lega poneva fine alla sua esperienza e voleva le urne. Ha quindi chiesto la calendarizzazione di comunicazioni. Oggetto grave che comporta conseguenze gravi. La crisi interrompe un'azione di governo che procedeva operosamente". E ancora: "La decisione di innescare la crisi è irresponsabile. Per questa via il ministro dell'interno ha mostrato di seguire interessi personali e di partito. Questa crisi interviene in un momento delicato dell'interlocuzione con le istituzioni Ue. In questi giorni si stanno per concludere le trattativa per i commissari e io mi sono adoperato per garantire all'Italia un ruolo centrale. E' evidente che l'Italia corre il rischio di partecipare a questa trattativa in condizioni di oggettiva debolezza". Su elezioni imminenti Conte ha sottolineato le sue perplessità tra i cori di dissenso dei senatori della Lega: "Il nuovo governo avrebbe difficoltà nel contrastare l'aumento dell'iva e sarebbe esposto agli sbalzi dello spread. Far votare i cittadini è l'essenza della democrazia, sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile". Poi il nuovo attacco a Salvini: "I comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell'interno rivelano scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale. Mi assumo la responsabilità di quello che dico. Le scelte compiute in questi giorni dal ministro dell'Interno rilevano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale", ha detto ancora Conte. "Aprire la crisi in pieno agosto per un'esperienza di governo giudicata limitativa da chi ha rivendicato pieni poteri e la scelta di rinviare fino ad oggi la decisione presa da tempo è un gesto di imprudenza istituzionale irriguardoso per il Parlamento e portando il paese in un vorticosa spirale di incertezza politica e finanziaria". Dicendo che è stato il governo dei 'no', "avete offeso la verità dei fatti, avete oscurato le misure per rafforzare la sicurezza dei cittadini, le norme anticorruzione, il codice rosso" e "avete calpestato le misure di protezione sociale che, insieme, abbiamo adottato", come "quota cento e reddito di cittadinanza" oltre alle norme in favore dei risparmiatori truffati dalle banche. "La verità è che all'indomani del voto europeo, Salvini ha posto in essere un 'operazione di distacco e pretesto per lasciare il governo: questa decisione tuttavia ha compromesso lavoro legge di bilancio". Mentre Conte pronunciava queste parole, Salvini, al suo fianco, diceva di no con la testa. "Se tu avessi mostrato cultura delle regole l'intera azione di governo ne avrebbe tratto giovamento. Ci sono stati molti episodi che riservatamente e pubblicamente ti ho fatto notare, come ad esempio ti avevo detto di indicarmi i delegati della Lega per i lavori per approntare la finanziaria ma ho atteso due mesi". E poi una critica all'utilizzo del rosario nei comizi: "Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità alla base dello Stato moderno". "La crisi in atto compromette l'azione di questo governo che qui si arresta", ha affermato Conte annunciando di rassegnare le dimissioni da Mattarella."Ora il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio delicato. Colgo l'occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato". "Rifarei tutto quello che ho fatto. Continuo a pensare che si debba andare al voto". Matteo Salvini ha cominciato così il suo intervento nel giorno forse più difficile della sua vita politica. Quasi una giustificazione rivolta ai suoi, in un giorno complicatissimo per la sua leadership indiscussa sino a pochi giorni fa, ma oggi criticata da tanti leghisti, a partire dai governatori del Nord, man mano che un possibile accordo 'giallorosso' rischia di allontanare l'obiettivo sognato, quello che sembrava ormai scontato, delle urne. Ed anche il percorso dell'Autonomia. Ma se da un lato attacca a testa bassa "l'inciucio" tra M5s e Pd, Salvini, dall'altro, tenta di lasciare aperto un ultimo strettissimo sentiero per il dialogo con i 5S, confermando di essere ancora disponibile a "votare il taglio dei parlamentari, fare una manovra coraggiosa e poi andare al voto". Parole che però non convincono più di tanto, sembrano più un espediente propagandistico per togliersi dalle mani il cerino della crisi, dopo il durissimo j'accuse di Giuseppe Conte dedicato tutto al suo vicepremier. Matteo Salvini, più volte interrotto, in un clima di bagarre assoluta, tra urla e insulti, non ha fatto quindi alcun passo indietro, nessun ripensamento. Ha difeso le ragioni della sua clamorosa rottura della maggioranza gialloverde, che oggi, 12 giorni dopo, è arrivata a pieno compimento. Ma lo fa usando le stesse parole degli ultimi giorni. Alle accuse di tradimento, il leader leghista ha replicato con vigore, accusando a sua volta Giuseppe Conte e i Cinque Stelle di aver lavorato all'inciucio con il Pd "già mesi fa, subito dopo l'elezione di Ursula von Leyen alla Commissione".