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Il governo studia il taglio delle tasse e spunta il quoziente familiare

Giovanni Tria, ministro dell'Economia

Il taglio delle tasse è una priorità, ma va fatto con gradualità, senza dimenticare che il primo obiettivo resta quello di riportare il debito «su un sentiero di riduzione». Chiusa, almeno per il momento, la partita con Bruxelles, il ministro dell’Economia Giovanni Tria indica l'agenda dei prossimi mesi, in vista della prossima legge di Bilancio. E conferma l’impegno dell’esecutivo per una «riduzione delle aliquote Irpef per il ceto medio».

Un tema, quello delle tasse, al centro del lavoro per la Lega, che sta rivedendo il suo progetto di flat tax guardando a un «piano triennale» che parta già dal 2020, iniziando dai redditi fino a 50mila euro e con un meccanismo, spiega il leghista Massimo Bitonci, che tenga conto del «quoziente familiare».

Ministro e sottosegretario ricordano che già oggi i redditi bassi sono soggetti ad aliquote più basse del 15%: sulle classi di reddito inferiori, anche grazie alla «no tax area», dice Tria in una intervista, «la pressione effettiva dell’Irpef è già inferiore al 15%». Tra 0 e 15mila euro, calcola Bitonci, l'aliquota media è al 5,41%. In questa fascia rientrano circa 18 milioni e mezzo di contribuenti.

Mentre per chi guadagna tra 15mila e 35mila euro la media si attesta tra il «16 e il 17%». Sarebbero questi i primi quindi ad avvantaggiarsi di una riduzione delle tasse, che sarebbe più incisiva nella fascia tra 35mila e 50mila euro, dove si trovano circa «3 milioni di contribuenti» che pagano in media «il 24%». In questo quadro, dice il leghista, «stiamo vedendo come inserire una soluzione compatibile con un primo quoziente familiare», che tenga conto, cioè della composizione del nucleo.

Senza andare a rivoluzionare, almeno in questo primo step, l’attuale sistema di detrazioni e deduzioni. Il piano andrebbe «a regime nel triennio», arrivando quindi alla flat tax vera e propria. Certo, ancora si stanno facendo i calcoli e bisognerà vedere la compatibilità con il quadro complessivo della finanza pubblica che però, dice soddisfatto Tria, vede un miglioramento che si trascinerà anche nel 2020: è presto per rivedere le stime, anche quelle della crescita per ora ferme allo 0,2% per il 2019, ma già si può prevedere «di avere un miglioramento delle entrate fiscali, mentre i risparmi su quota 100 e reddito dovrebbero essere maggiori. Inoltre intendiamo reperire risorse con un’accurata spending review e un attento esame delle tax expenditures».

Al momento è in corso una sorta di ricognizione sia delle voci di spesa aggredibili sia degli sconti fiscali, ma è difficile che prima della fine di agosto, dicono dal Tesoro, si possano fare cifre attendibili. Al tavolo settimanale comunque Bitonci spiega di avere già illustrato sia lo stato attuale del sistema del prelievo fiscale sia la proposta, avanzata già a gennaio dalla Lega anche con una proposta di legge alla Camera, di introdurre una flat tax sui redditi incrementali, cioè sui maggiori guadagni rispetto all’anno precedente.

Un sistema questo che, nelle intenzioni, consentirebbe non solo di premiare chi fa meglio ma anche di rafforzare la lotta all’evasione. Altro strumento allo studio, su questo fronte, quello di spingere i pagamenti con carte e bancomat, abbassando i costi delle piccole transazioni. Si potrebbe partire, spiega sempre Bitonci, da quelle entro i 30 euro per le quali già oggi si possono effettuare pagamenti contactless, cioè senza dover inserire pin o firmare ricevute.

(ANSA)

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