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Europee: in Sicilia M5s primo partito, colpaccio della Lega. Chi sono gli eletti: il flop dei big e le sorprese

Il parlamento europeo

Due (forse tre) seggi al Movimento 5 Stelle, 2 a Lega e Pd. Uno soltanto a Forza Italia e probabilmente uno a Fratelli d’Italia. Percentuali a parte, ecco i risultati delle Europee in Sicilia.

E sono risultati che hanno un peso enorme all’interno dei partiti. In Forza Italia, per esempio, Giuseppe Milazzo ha vinto il derby con Saverio Romano. E riconsegna virtualmente a Gianfranco Micciché le chiavi del partito. Gli avversari interni del coordinatore regionale puntavano su Romano o sul sardo Cicu per mettere in discussione la sua linea, orientata a un’alleanza con centristi e pezzi del centrosinistra piuttosto che con Salvini.

Fallisce il progetto di Saverio Romano di essere il leader di un’area centrista – Udc, Cantiere Popolare ed Mpa – che, appena entrata in Forza Italia, lanci un’Opa vincente sulla segreteria. E con le ambizioni di Romano falliscono quelle degli ex Ncd – Castiglione, Firrarello e La Via – di riprendersi il partito.

Tra l’altro, l’elezione di Milazzo (possibile dando per scontato che Berlusconi, primo degli eletti, rinunci al seggio conquistato nell’Isola) consente a Micciché di mettere a posto altre due caselle all’Ars: quella del capogruppo e quella del seggio palermitano, entrambe lasciate libere proprio da Milazzo. La prima andrà a un deputato della Sicilia orientale, la seconda al palermitano (e fedelissimo) Totò Lentini. Forza Italia va in Sicilia ben al di là delle previsioni e del dato nazionale: anzi, Micciché conquista il 16,9% cioè quasi il doppio dei consensi che il partito ha preso da Reggio Calabria in su.

Il colpaccio lo fa la Lega. Col 20,7% in Sicilia diventa il primo partito del centrodestra, il secondo in assoluto nell’Isola e di fatto inizia a piantare bandierine con Alberto da Giussano in tutti i Comuni: è al 45% a Lampedusa e al 18,7 a Palermo, giusto per indicare due zone in cui fortissima è stata la contestazione politico-mediatica a Salvini. Stupisce nella Lega solo l’esito della corsa al seggio. Il favorito della vigilia, Igor Gelarda, si ferma a un passo dalla vittoria: scavalcato dall’avvocato licatese Annalisa Tardino, sostenuta da Alessandro Pagano le cui quotazioni nella leadership interna ora risalgono, e dalla palermitana acquisita Francesca Donato. Quest’ultima è stata il volto della Lega in tv nelle ultime due settimane di campagna elettorale. E ciò ha pagato.

I grillini sono forti in Sicilia di un 31,1% che li conferma primo partito nell’Isola. Ma anche in questo caso, se si guarda al trend, la parabola discendente rispetto alle Politiche, che in qualche area assegnarono perfino il 50% dei consensi, è evidente. E comunque grazie a questa percentuale i grillini sperano di strappare non due ma tre seggi, dipenderà dalla ripartizione su base nazionale. Intanto la sorpresa è che l’ex Iena Dino Giarrusso ha beffato l’uscente Ignazio Corrao nella corsa al record di consensi. Il seggio è assicurato a entrambi ma Corrao, che rappresenta l’ala fondatrice del movimento, si è visto scavalcare dall’ultimo arrivato. A sperare nel terzo seggio è la sarda Todde.

La sorpresa è il Pd. Che cresce in percentuale rispetto a Regionali e Politiche, portando a casa il 16,6%, e conferma entrambi i due seggi della scorsa legislatura. Smentiti quindi i sondaggi che davano i Dem intorno al 10 e con al massimo un seggio. Il Pd ha azzeccato la scelta del candidato, Pietro Bartolo: il medico di Lampedusa, simbolo dell’accoglienza dei migranti, ha pescato trasversalmente, sia dentro il Pd superando così le faide fra le correnti sia fuori conquistando il consenso di elettori di altri partiti. Al secondo posto si conferma l’uscente Caterina Chinnici, magistrato ed ex assessore regionale alla Famiglia. Bocciata invece l’altra uscente, la giornalista catanese Michele Giuffrida che aveva come big sponsor Antonello Cracolici.

Fratelli d’Italia conquista un ottimo 7,6%. E, a meno di clamorose sorprese, strappa un seggio che andrà a Raffaele Stancanelli. A sua volta il parlamentare nazionale lascerà lo scranno a Roma per un effetto domino che darà respiro agli uomini della Meloni.

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