Dopo circa quattro ore termina uno dei Consigli dei ministri più tesi della storia giallo-verde. La riunione, alla fine, vede il vicepremier Matteo Salvini ottenere quanto aveva annunciato prima del Cdm alle telecamere: lo stralcio di gran parte della norma Salva Roma dal decreto crescita, in particolare dei commi 2,3,4,5 e 6. Ma le scorie della riunione non finiscono qui.
Il M5S perde in Cdm ma annuncia battaglia in sede di conversione di legge del decreto e avverte il leader della Lega che non farà sconti sulla vicenda Siri. La mossa del leader della Lega di annunciare lo stralcio del Salva Roma ai cronisti davanti Palazzo Chigi prima del Cdm fa andare su tutte le furie il premier Giuseppe Conte.
«Non siamo tuoi passacarte», avrebbe detto il capo del governo a Salvini invitandolo ad avere rispetto per l’organo collegiale di governo. Ad alzare la tensione della riunione è anche il caso Armando Siri. Il M5S pone la questione al centro delle battute iniziali del Cdm, mantenendo il punto sulla necessità che il sottosegretario leghista si dimetta. I toni si alzano attorno al tavolo di governo dove, alle 20, si presentano i ministri leghisti al gran completo mentre tra i M5S sono presenti solo Alberto Bonisoli, Elisabetta Trenta e Barbara Lezzi.
Luigi Di Maio arriva alle 21, dopo aver registrato «diMartedì» e aver visto, dagli studi di La7, il suo alleato annunciare vittoria sulla norma Salva Raggi fuori dalla sede di governo.
«La Lega è soddisfatta, i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani ma restano in carico al sindaco», esulta Salvini a fine serata. «La norma è stata approvata a metà, con i commi 1 e 7. È un punto di partenza, sul resto decideranno le Camere», replicano fonti di governo M5S. Mentre, dal Campidoglio, la reazione allo stralcio della norma è secca.
Se la norma alla fine non passasse Lega avrebbe fatto un dispetto a tutti i romani, sarebbe stato lo sfogo della sindaca Virginia Raggi ai suoi. Passa, apparentemente senza problemi, la norma sui rimborsi ai risparmiatori truffati delle banche. E il tetto dell’indennizzo diretto, tra la soddisfazione del M5S, aumenta da 100 mila a 200 mila.
(ANSA)
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